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Altitudine: m 514 Superficie:
kmq 82,77 Abitanti: 1.731
L'abitato,
oggi dilatato dal recente sviluppo edilizio, conserva le belle strade del
passato (ripide quelle che salgono verso le pendici della montagna), le sue
belle case di granito a vista, le cui facciate, come
volevano gli usi architettonici della Gallura montana, sono spesso
impreziosite, a rompere l'uniformità del granito a vista, da lunghe balconate
di legno. Ha belle linee settecentesche la chiesa parrocchiale di Santa
Vittoria, il cui impianto originario risale al XVI
secolo; di notevole interesse il fonte battesimale ligneo, pregevole opera
settecentesca. Di grande dignità il palazzotto ottocentesco del Municipio;
alcune targhe vi ricordano Garibaldi, che del paese
fu spesso ospite. Questi
luoghi conobbero antichissimi insediamenti umani:
nel territorio restano tracce di vita comunitaria di età prenuragica; la civiltà nuragica vi lasciò, in posizione
dominante, il Nuraghe Li Parisi, che dove va
essere una struttura di avvistamento; oggi ne restano, per due metri di
altezza, gli avanzi dell'opera muraria. I romani si fermarono poco lontano, a
Tempio, dove fondarono l'insediamento di Gemellae.
Nel Medioevo Aggius fu un centro di qualche importanza,
probabilmente il capoluogo della curatoria di
Gemini, nel Giudicato di Gallura. Sotto la dominazione
aragonese, a partire dal XIV secolo, il borgo
s'ingrossò rapidamente per effetto dello spopolamento delle coste; conobbe
tuttavia scorrerie piratesche, devastazioni, pesti. Fra
il Settecento e l'Ottocento il paese visse un'età turbolenta: fu covo di
banditi e di contrabbandieri, residenza di sudditi indocili, tanto che nel
1802 il Governatore di Sassari, il conte di Moriana,
fratello del viceré Carlo Felice di Savoia, minacciò di ridurre in cenere il
paese e di disperderne gli abitanti. Fu minaccia inefficace: mezzo secolo
più tardi, fra il 1849 e il 1857, buona parte
delle famiglie di Aggius fu coinvolta in una
sanguinosa faida fra i clan dei Vasa e dei Mamia-Pileri (settantaquattro omicidi in meno di un
decennio), alla quale lo scrittore sassarese Enrico
Costa (1841-1909) diede dignità letteraria col romanzo II muto di Gallura. Oggi Aggius è paese dagli usi
cortesi che trova nell'agricoltura e nella pastorizia, oltre che, come in
tutta questa parte della Gallura, nell'estrazione del granito, le condizioni
di un moderato benessere. Qui conserva un ruolo importante, anche sotto il
profilo economico, la tessitura artigianale di tappeti, arazzi e coperte,
rigorosamente legata ai metodi tradizionali di lavorazione. Ne fa
testimonianza la Mostra del tappeto aggese, che
ogni anno resta aperta dal luglio al settembre (ne sono sede i locali della
Pro Loco, nel Largo Andrea Vasa) e, manifestazione
di forte richiamo, è ora in procinto di trasformarsi in mostra permanente. Ad Aggius resta vivo l'amore per la musica vocale
tradizionale, che qui ha speciale dignità: fino ad anni recenti ebbe larga
fama, e non soltanto in Sardegna, il Coro di Aggius, che eseguiva con raffinata maestria brani
tradizionali di grande potenza suggestiva e d'impianto armonico estremamente
complesso. Gli antichi canti accompagnano ancora i riti della Settimana
Santa, S'Iscravamentu (la Deposizione), la
processione del Cristo morto, alcuni dei quali si svolgono nella chiesetta di
San Pietro di Ruda, sulla strada per Trinità d'Agultu. Nei
dintorni del paese merita una visita attenta la Piana dei Grandi Sassi (lungo
la strada per Trinità, a sette chilometri da Aggius):
una vasta pianura punteggiata da rocce granitiche che paiono essere state
sparse senz'ordine da una mano misteriosa. Non lontano dalla strada si leva
una grande roccia detta, per la sua forma, Testa di
Fiatone o del Frate Cappuccino. La piana è ricca dì tafoni,
cavità aperte nel granito dagli agenti atmosferici,
che in età nuragica furono utilizzate come sepolture. Altamente suggestiva la strada panoramica che descrive un ampio ferro di cavallo intorno al paese e, fra boschi di leccio e di castagno, sfiora i monti che lo circondano. |