Dalla riva
destra del Coghinas fino alla costa di Olbia e di Arzachena, dal litorale di
Trinità d'Agultu, Aglientu e Santa Teresa fino alle pendici del Limbara, la
Gallura è una grande regione che, pur nella varietà degli scenari e dei
colori, Graniti e macchia presso la vetta del Limbara Gli elementi
costitutivi di questa personalità forte e omogenea sono da ricercarsi in pari
misura nella geografia e nella storia, che hanno cospirato a fare della
Gallura una terra di boschi, d'acqua, di rocce, di pascoli, dove la presenza
dell'uomo è insolitamente rarefatta e sporadica. L'itinerario propone un
piccolo viaggio in questa natura intatta, ora arida e asciutta ora rigogliosa
e verdeggiante, ma sempre abitata da un silenzio, da un senso di solitudine e
mistero, da una prossimità all'infinito che, oggi, è ben raro conoscere. 1. Bortigiadas: Fiume Coghinas e Lago artificiale
di Casteldoria. L'itinerario è immaginato con partenza e arrivo a Tempio
Pausania, principale centro della Gallura interna e per secoli sua
"capitale" indiscussa. Da Tempio si imbocca la statale 127 in
direzione di Sassari, si lascia sulla destra l'abitato di Bortigiadas e si
prosegue ancora per circa nove chilometri: alla biforcazione, anziché
infilare la direttissima per Sassari, si piega a destra sulla stessa statale
127 che costeggia per un tratto il Coghinas. Percorsi ancora poco meno di due
chilometri si svolta nuovamente a destra in una strada secondaria in
direzione di Tisiennari, dalla quale si dirama no sulla sinistra vari
sentieri che portano sulla riva del fiume. In questo tratto, dove descrive
una grande ansa, il Coghinas è particolarmente suggestivo, sia per la
ricchezza della vegetazione che si assiepa lungo le sue rive sia per il gran
numero di nuraghi che ne punteggiano le sponde. Poco più avanti, dopo aver
ricevuto le acque del Rio Giobaduras, uno dei suoi principali affluenti, il
fiume lambisce (presso una località chiamata appunto per questa ragione
Pont'Ezzi, cioè Ponte Vecchio) le rovine di un ponte romano. Lungo la stessa
strada si può poi raggiungere (deviando a destra dopo circa cinque chilometri
dal bivio della statale) la frazione di Scopaggiu, dal cui piccolo abitato si
prenderà un sentiero pedonale che conduce al Lago artificiale di Casteldoria,
un invaso di modeste dimensioni, creato nel 1926 a scopo soprattutto di
produzione di energia elettrica e di irrigazione. Il lago, la cui sponda
destra ricade in territorio di Bortigiadas mentre la sinistra appartiene al
comune di Perfugas, è frequentato da nutriti gruppi di uccelli palustri ed è
ricco di pesce. Da Scopaggiu si può poi spingersi un paio di chilometri verso
nord, fino a veder apparire il massiccio granitico del Monte Ruiu (Monte
Rosso, per il colore rosato della roccia), sulla cui cima svettano due guglie
che, per il loro curioso aspetto, sono chiamate dalla gente del luogo Su
Padre e Sa Monza: infatti, soprattutto al tramonto, sembrano stagliarsi nitide
sullo sfondo del cielo le immagini di un frate incappucciato e di una suora. 2. Viddalba: Spiaggia fluviale di Li Caldani. Da Scopaggiu
si torna indietro per circa un chilometro, quindi si svolta a sinistra per Lu
Turrinu e di qui si imbocca uno sterrato non agevolissimo che però porta Il Coghinas in territorio di Viddalba: in questo tratto il fiume,
navigabile con piccole imbarcazioni, scorre tranquillo nel rigoglio della
vegetazione riparia. Circa un chilometro prima di raggiungere l'abitato di Viddalba si
piega a sinistra in uno sterrato e, oltrepassato un cancello di legno, si
prosegue fino ad un boschetto al termine del quale si trova la piccola
spiaggia fluviale di Li Caldani, sulla riva del Coghinas. Circondata da una
fitta vegetazione di eucalipti, pini, olivastri e macchia mediterranea con
palma nana, la spiaggetta è inserita in un ambiente naturale pressoché
intatto, reso particolarmente suggestivo dal rosso acceso delle rocce di
Monte Ruiu che si specchiano, appena più a monte, nelle acque del lago
artificiale di Casteldoria. Nelle vicinanze, sulla sponda opposta del fiume
proprio ai piedi del Castello dei Dona, in comune di Santa Maria Coghinas,
scaturiscono dalla roccia in vari punti le Sorgenti termali di
Casteldoria. Le acque
termali, dotate di proprietà terapeutiche note fin dall'antichità,
raggiungono temperature decisamente elevate (dai 65 ai 75 °C), che rendono un
bagno in questo tratto del Coghinas un'esperienza molto piacevole. 3. Aggius: Valle della Luna e Strada panoramica
di Aggius. Si esce da Viddalba lungo una strada provinciale che, dopo una
dozzina di chilometri, confluisce in quella per Aggius: percorsi altri cinque
chilometri circa da questo bivio (e sette prima di arrivare ad Aggius), ci si
trova immersi in un paesaggio brullo e sassoso: una vasta pianura punteggiata
di rocce granitiche isolate o a gruppi, enormi massi rotolati a valle in
tempi immemorabili dai monti circostanti, in seguito a qualche cataclisma di
portata apocalittica. È la Piana dei Grandi Sassi, o Valle della Luna. Il
profondo silenzio, le ferme bizzarre delle rocce e i loro colori cangianti al
variare della luce e dell'incidenza dei raggi del sole danno al paesaggio un
aspetto irreale. La vegetazione è sporadica: qua e là si vedono isolati
alberi di leccio e querce da sughero, mentre più rigogliosa è la macchia
bassa di erica e cisto. A destra della strada appare una grande roccia detta
per la sua forma 'Testa di Platone" La piana è ricca di tafoni, rocce
granitiche scavate dagli agenti atmosferici e utilizzate come ripari naturali
in epoca preistorica. Da una cupola di granito il Nuraghe Li Parisi domina la
piana. Poco prima di raggiungere Aggius si svolterà poi a destra seguendo le
indicazioni per la strada panoramica, che compie un ampio giro intorno al
paese attraversando le pendici dei Monti di Aggius, (irta catena situata
proprio alle spalle dell'abitato e chiamata per la sua linea seghettata il
"Resegone sardo". Benché infatti ('altezza di questi rilievi sia
piuttosto modesta (la punta più elevata è il Monte Sozza, 788 metri), le
vette sono frastagliate e brulle e tra i massicci granitici si aprono aspri
dirupi. Dalla strada si ammira un paesaggio ancora intatto, con rigogliosi
boschi di sughere, il laghetto di Santa Degna e l' intera vallata che guarda
verso Tempio. 4.
Tempio Pausania: Monte Pulchiana. Da Aggius si ritorna indietro lungo la provinciale per Trinità
d'Agultu percorsa all'andata ma alla prima biforcazione si piega a destra per
raggiungere dopo circa un chilometro la statale 133, dove si svolterà a
sinistra in direzione di Palau: dopo 5.
Luogosanto: Parco naturale di Fonte La Filetta. La statale per Palau, sulla quale ritorneremo Lungo lo sterrato
da Monte Pulchiana, attraversa adesso un paesaggio solitario, caratterizzato
sulla destra della strada da immense sugherete e, sulla sinistra, dalle verdi
distese dei pascoli punteggiati qua e là di stazzi. Al centro di questa zona
suggestiva, di natura pressoché intatta, sorge l'abitato di Luogosanto,
costruito sul fianco scosceso del Monte Casteddu. Per una strada asfaltata che
parte direttamente dall'abitato raggiungiamo il piccolo Parco naturale di
Fonte La Filetta, verdeggiante di lecci e di sughere intorno alla sorgente da
cui prende il nome e le cui acque sono rinomate per le loro caratteristiche
oligominerali e diuretiche. Il parco è attrezzato per picnic e passeggiate. 6.
Sant'Antonio di Gallura: Monte Santo. Da Luogosanto si prende la provinciale per Arzachena e
Sant'Antonio di Gallura, bella strada panoramica che in circa 17 chilometri
di saliscendi, attraversata da ultimo la valle del Liscia, conduce
all'innesto della statale 427: qui si svolterà a destra verso Sant'Antonio di
Gallura ma, pochi chilometri prima dell'abitato e in corrispondenza della
chiesetta campestre di La Crucitta (che è sulla destra della strada), si
infilerà a sinistra un lungo sterrato che dopo una decina di chilometri
conduce al Monte Santo (619 metri), una delle cime più elevate dei Monti
Ultana. La sua caratteristica preminente è data dal colore rosa dei graniti
affioranti, che contrasta col verde della fitta vegetazione: vi prevalgono il
cisto, il lentisco, il corbezzolo, (olivastro, il pero selvatico. La macchia
è dimora abituale di gatti selvatici, volpi, donnole, lepri e cinghiali. 7.
Calangianus: Valle del Rio Catala e Altipiano di Li Conchi.
Calangianus: Serra di Monti. Boschi di sughere e nude rocce granitiche caratterizzano il paesaggio della Gallura interna Raggiunta
Calangianus, si prende la statale 127 in direzione di Olbia, se ne percorrono
circa quattro chilometri e si svolta quindi a destra in uno sterrato che
s'inoltra nel lussureggiante altipiano di Li Conchi, ad una altezza superiore
ai mille metri, in mezzo a una foltissima vegetazione di sughere e lecci.
Verso sud - est si sussegue una serie di una ventina di cime aguzze e
inaccessibili, di altezze comprese fra i 1080 e i 1120 metri, mentre
l'aspetto selvaggio del paesaggio è mitigato dalla presenza di numerose
sorgenti. Ritornati poi sulla statale 127, si svolta a destra e si rientra a
Tempio in circa un quarto d'ora. |
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