1. Illorai: Nuraghe Luche e
Pont'Ezzu.
Si parte da Benetutti imboccando la strada provinciale che conduce
all'innesto della statale 128bis: non appena varcato il Tirso, si svolta a
sinistra nella nuova strada a scorrimento veloce, seguendo le indicazioni per Nuoro e
Abbasanta.
Il nuraghe
Luche, in territorio di Illorai, è tra i meglio conservati del Goceano.
Di questa comoda strada a quattro
corsie si percorreranno una ventina di chilometri, sempre parallelamente al
corso del Tirso, finché, un chilometro circa dopo aver superato lo svincolo
per Illorai nel punto in cui la superstrada sottopassa la statale 128bis, si
vede apparire a destra della strada, sulla cima di una modesta altura e nelle
immediate vicinanze delle tre chiese campestri della Madonna delta Neve, il
bel Nuraghe Luche, che si può raggiungere a piedi senza difficoltà. Nuraghe
monotorre, quasi intatto, con copertura a tholos, il monumento ha una
struttura planimetrica classica: ingresso esposto a est, camera centrale con
tre nicchie laterali disposte a croce e scala elicoidale che conduce alla
cima. Dall'alto della collinetta su cui sorge il nuraghe si può ammirare,
circa un chilometro a nord - est, Cantico ponte sul Tirso. Fu costruito in
età giudicale (XI - XII secolo), ma presumibilmente si trattò di un semplice
riadattamento dì un preesistente ponte romano. Consta di tre campate con arco
a sesta acuto, di cui quella centrale di dimensioni decisamente più ampie
delle due laterali, che sfruttano la roccia naturale come sostegno. Nel Medioevo
fu probabilmente questo, per diversi secoli, il solo collegamento fra le due
sponde del Tirso e si ritiene che proprio di qui passasse tunica strada in
grado di assicurare le comunicazioni fra i quattro Giudicati in cui la
Sardegna era divisa: quelli di Torres a nord-ovest, di Gallura a nord-est, di
Arborea al centro e di Cagliari a sud.
2. Illorai: Necropoli di Molia.
Proseguendo sulla strada a scorrimento veloce ancora per circa quattro chilometri,
poco prima di un ponte che si trova a poche centinaia di metri dal confine
con la provincia di Nuoro, si accosta a destra in un parcheggio dì cemento
dal quale sono ben visibili, e facilmente raggiungibili a piedi, le Domus ce
janas di Molia. La necropoli venne scoperta nel 1976, durante i lavori di
sbancamento della collina per la costruzione della strada a scorrimento
veloce.
L’ingresso di una delle domus de janas che compongono la
vasta necropoli di Molia (comune di Illorai)
Comprende dieci domus de janas,
risalenti al Neolitico recente (Cultura di Ozieri: 3500-2700 a.C.) ma
utilizzate fino all'Età del Rame (Cultura del Vaso Campaniforme: 2000-1800
a.C.). la tomba I, posta sul fianco sud-orientale della collina, è costituita
dai resti di un dromos (corridoio all'aperto), da un'anticella semicircolare
(diametro 10,50 m) priva di soffitto (distrutto dalle ruspe), e da almeno
undici celle. La tomba VII spicca sulle altre per la raffinata esecuzione
degli ambienti, per la presenza di elementi architettonici come lesene,
banconi, architravi e per alcuni ambienti totalmente dipinti di rosso. La
stessa tomba, però, presenta profonde lesioni sul soffitto, dovute a
cedimenti della collina nella quale è stata ricavata.
3. Esporlatu: Nuraghe Santu Martine
Fatto dietrofront, si percorre a ritroso la strada a scorrimento veloce fino
allo svincolo per Illorai, il comune più meridionale della provincia di
Sassari, che si raggiunge dopo circa cinque chilometri. Da Illorai s'imbocca
la provinciale per Bolotana, che si lascia dopo un'altra decina di chilometri
piegando a destra per Esporlatu. Tutto questo tratto di strada, lunga e
piuttosto tortuoso, attraversa zone boscosissime e pressoché intatte, di
grande interesse paesaggistico, ed è per di più punteggiato di resti di
nuraghi, che si susseguono con frequenza veramente notevole, spuntando quasi
dalla vetta di ogni altura, ben mimetizzati nel verde della macchia, con i
loro imponenti massi di basalto tappezzati di muschio. Si superano l'uno dopo
l'altro gli abitati di Esporlatu e di Burgos e si procede lungo la
provinciale per Foresta Burgos: circa sei chilometri dopo Burgos la strada
descrive un'ampia curva sulla destra e, sul lato opposto, si stacca uno
sterrato che conduce (quasi due chilometri) al Nuraghe Santu Martine, isolato
sulla vetta di un colle all'altezza di ben 961 metri, con ampia vista sulla
valletta circostante. Potrebbe trattarsi di un nuraghe complesso, perché il
mastio è protetto da una cortina muraria atta quale doveva probabilmente appoggiarsi
una seconda torre. All'intorno è riconoscibile un villaggio nuragico di
dimensioni piuttosto estese. Circa cinquecento metri a ovest del Santu
Mortine sorge, ben visibile, il nuraghe Pattada 'e Casu, un monotorre che si
conserva per un'altezza di oltre quattro metri, con antemurale delimitante un
cortile all'interno del quale è stata edificata una costruzione moderna.
4. Esporlatu: Nuraghe Erismanzanu.
Ritornati sulla provinciale e ripreso il cammino verso Foresta Burgos,
percorreremo ancora due chilometri prima di svoltare a sinistra in un altro
sterrato che ci permette di raggiungere uno dei nuraghi monotorre meglio
conservati del Goceano, l'Erismanzanu, spettacolare sia per le
caratteristiche costruttive sia per il grande leccio cresciuto all'interno
delta torre, che nasconde in parte con la sua chioma l'opera muraria. La
costruzione raggiunge un'altezza massima di otto metri, con 17 filari di
blocchi di trachite sovrapposti. I blocchi sono enormi e di taglio grossolano
alla base, ma diventano via via di dimensioni più ridotte e di lavorazione
più accurata salendo verso la cima della torre. Attraverso l'ingresso con
architrave e finestrino di scarico si accede all'interno, che presenta un
corridoio con garitta sulla destra e scala sulla sinistra per l'accesso ai
piani superiori (ancora in parte agibili). La camera principale ha copertura
a tholos (falsa volta) e presenta tre nicchie disposte a croce con copertura
a ogiva. Al centro del pavimento si apre un pozzetto, realizzato in conci
perfettamente squadrati nella faccia a vista, la cui funzione non è stata del
tutto chiarita. Altri due pozzetti, dalle caratteristiche più comuni ed
interpretabili presumibilmente come ripostigli, sono ricavati nel pavimento
del terrazzo.
5. Burgos: Nuraghi Costa e S'Unighedda.
Ritrovata nuovamente la provinciale, si svolta a sinistra e si prosegue fino
a Foresta Burgos: qui, lasciata l'auto, si penetra nel bosco per un sentiero
che, partendo dall'abitato della piccola frazione, costeggia a sinistra il
corso del Canale de Is Teula.
Il nuraghe
S’Unighedda è uno dei più imponenti fra quelli che circondano il grande
complesso del nuraghe Costa, a Foresta Burgos
Appena superate le Scuderie Costa, si
prende un altro sentiero a sinistra e si raggiunge in breve l'imponente
insediamento chiamato Nuraghe Costa: un complesso nuragico di grande
suggestione sia per la possente struttura (è chiamato anche la "Reggia
Nuragica') sia per la collocazione nel fitto del bosco, sopra un'altura a
dominio della foresta circostante. L'insediamento è circondato per buona
parte da un ciclopico antemurale che proteggeva un villaggio (i cui resti
sono ancora visibili) e un imponente nuraghe costituito da più torri,
costruito utilizzando a scopo difensivo le asperità naturali del colle. Dell'antemurale
si conserva un tratto di ben 60 metri, con un cammino di ronda ancora ben
riconoscibile, della larghezza di quasi un metro e mezzo. Tutt'intorno a
questo insediamento sorgono nel bosco, a brevissima distanza l'uno
dall'altro, non meno di altri dieci nuraghi. Di questi il più interessante e
meglio conservato è il S'Unighedda. Per raggiungerlo ritorniamo sul sentiero
che costeggia il canale e, date le spalle alla frazione di Foresta Burgos, ci
addentriamo ancora per circa un chilometro e mezzo nel bosco. Si tratta di un
nuraghe complesso, ad addizione concentrica: si conservano solo il mastio, in
discrete condizioni, i resti di una torre secondaria e un tratto
dell'antemurale. Il torrione centrale, costituito da blocchi di basalto
disposti in filari concentrici e sovrapposti, raggiunge tuttora un'altezza di
oltre sei metri e presenta, lungo tutta la circonferenza interna della
camera, una risega di pietra, assai ben conservata, che documenta l'esistenza
di soppalchi di legno utilizzati per la copertura. Questa torre a sezione
cilindrica denuncia dunque un'architettura evoluta che, abbandonata la falsa
volta della tholos, fa ricorso a travi lignee per la copertura degli
ambienti.
6. Bonorva: Toro sacro e Necropoli di Sant'Andria Priu.
Da Foresta Burgos si prende la provinciale per Bonorva, che si percorre per
una quindicina di chilometri fino a incontrare sulla sinistra il bivio per la
chiesa di Santa Lucia: superata quest'ultima, lo sterrato ci conduce ad uno
dei monumenti - simbolo della preistoria sarda, la Necropoli di Sant'Andria
Priu, a guardia della quale sta, sulla cima di un colle, un grande masso
trachitico a forma di toro. È conosciuto come "il Toro sacro" o
anche "il Campanile", secondo la denominazione attribuitagli dalla
gente del luogo. È probabile che la "scultura", mancante però della
testa, sia stata modellata dagli agenti atmosferici e poi rifinita dalla mano
dell'uomo in epoca preistorica, con intenti religiosi. Infatti la figura del
toro, simbolo della forza riproduttrice della natura, è presente, in forma di
protomi (teste) o di corna stilizzate, scolpite o dipinte, nelle domus de
janas (le sepolture dei sardi del Neolitico e dell'Età del Rame, 3500-2700
a.C.), di cui le sottostanti tombe di Sant'Andria Priu costituiscono un
magnifico esempio. Scavata in una larga balza trachitica, la necropoli
comprende una quindicina di piccole grotte funerarie, alcune delle quali di
architettura estremamente complessa, quasi tutte riadoperate in età
altomedievale. Tra quelle visitabili sono la Tomba del Capo, riutilizzata
come chiesa nel periodo paleocristiano, con affreschi bizantini sulle pareti,
e la Tomba a Camera, con copertura a due spioventi, che sembra riprodurre il
tetto delle case rurali preistoriche. Tutte presentano all'ingresso cappelle
destinate ai riti funerari. Fra gli ipogei scavati sul pianoro il più bello e
articolato è quello con il focolare rituale.
7. Bonorva: Fonte nuragica di Su Lumarzu.
Da Sant'Andria Priu facciamo ritorno alla chiesa di Santa Lucia e di qui,
percorrendo a ritroso lo sterrato, fino alla provinciale dove svolteremo a
sinistra, in direzione di Bornorva: dopo circa un chilometro di nuovo a
sinistra nella strada asfaltata per il villaggio medievale di Rebeccu dove,
lasciata l'auto nella piazza, imboccheremo a piedi un sentiero ben segnalato
che conduce ad un monumento nuragico di notevole interesse, la Fonte sacra di
Su Lumarzu, scoperta dallo stesso proprietario del terreno durante i lavori
di scavo per trovare acqua di irrigazione. È composta da un atrio rettangolare
di ampie dimensioni, lastricato e munito di sedili alla base delle pareti,
cui segue, quasi al centro della parete di fondo, la cella circolare della
sorgente. Quest'ultima è ottenuta a pari altezza rispetto al pavimento
dell'atrio, entro un lastrone monolitico scavato a linea concava. L'accesso
alla cella è assicurato da un portello di forma trapezoidale. Al suo interno
è stata recuperato unicamente un vaso piriforme liscio, ad anse contrapposte,
con un falso colatoio in rilievo, dei tipi già noti di Sant'Anastasia di
Sardara, (VIII-VII secolo a.C.). Da Rebeccu si fa ritorno sulla provinciale e
si raggiunge Bonorva in pochi minuti.
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