Il Goceano II Goceano
è una piccola regione in prevalenza montuosa
che occupa la parte centro-meridionale della provincia di Sassari,
incuneandosi profondamente nel territorio di quella di Nuoro, tanto che tutti
gli abitati dei comuni che lo compongono si trovano più a sud di alcuni
vicini centri della provincia di Nuoro, come Osidda e Bitti, per non dire di
Posada, Budoni e San Teodoro sulla costa orientale. Dal punto di vista
geologico e morfologico, del resto, il Goceano fa tutt'uno con il Marghine,
in cui si prolunga a sud-ovest. La regione
è attraversata diagonalmente, nella sua parte settentrionale, dall'impervia
Catena del Goceano, che supera con quasi ogni sua vetta i 1000 metri di
altitudine, toccando i 1260 circa a Monte Rasu. Lungo le pendici
sud-orientali di questa catena di monti, sui terrazzi naturali di un costone
roccioso chiamato localmente Sa Costerà, si allineano sette dei nove abitati
(da nord a sud Bultei, Anela, Bono, Bottidda, Burgos, Esporlatu, Illorai),
mentre Benetutti e Nule giacciono più in basso, nella media valle del Tirso,
al di là della sponda sinistra del fiume. La parte
montuosa del Goceano è di straordinario interesse naturalistico perché
rivestita, per grandi estensioni, di immensi boschi di lecci, sughere, querce
caducifoglie, castagneti e, nella zona di Sos Niberos in territorio di Bono,
di quella che è con ogni probabilità la più vasta foresta di tasso e
agrifoglio sopravvivente oggi in Italia. Queste formazioni boschive sono fra
i principali residui della foresta originaria che ricopriva la Sardegna fino
ad un passato non troppo remoto, in seguito caduta sotto i colpi convergenti
di un disboschimento selvaggio (consumatesi in gran parte nel XIX secolo) e
dei disastrosi incendi più o meno recenti. Benché al
visitatore, e in particolare al turista che soggiorni sul litorale, il
Goceano appaia oggi come una regione remota, certo la più periferica e
diffìcile da raggiungere di tutto il Nord Sardegna, la sua posizione nel
cuore dell'isola ne ha fatto nei millenni un importante nodo strategico, intensamente
frequentato dall'uomo fin dal Neolitico. Dell'età prenuragica restano alcune
importanti testimonianze, in particolare due necropoli a do-mus de janas fra
le più vaste e interessanti dell'isola, la prima situata all'estremo nord
della regione (Sos Furrighesos, in territorio di Anela, proprio al confine
con quello di Nughedu di San Nicolo), la seconda all'estremo sud (Molla, in
territorio di Illorai), e il dolmen di Monte Maone presso Benetutti, esempio
pressoché unico di contaminazione fra la tipologia del dolmen e quella della
sepoltura ipogeica. Il muschio riveste di una patina come di ruggine le pietre dei monumenti preistorici, assimilandoli ai colorì del paesaggio. Questo è il nuraghe Sos Istattos, nell'agro dì Mores. Ma è
soprattutto la densità degli insediamenti nuragici a impressionare, specie se
confrontata con l'attuale rarefazione della presenza umana. I nuraghi in
Goceano spuntano dovunque, non solo lungo le due sponde del Tirso, tutte
punteggiate di torri megalitiche quasi sempre in rovina, ma anche sugli
aspri monti dell'interno, sulle vette apparentemente più inaccessibili (il
nuraghe Tilariga di Bultei sorge ad oltre 1000 metri di altitudine, il Santu
Martine di Esporlatu a circa 950) e addirittura nel mezzo delle foreste,
dove individuarli nel folto della vegetazione può diventare problematico. La
loro frequenza, la loro dislocazione nei punti più remoti e disabitati del
territorio, la forza arcana con cui la natura li ha risucchiati nel verde o
assimilati alle rocce rendono palpabile qui più che altrove la ragione del
fascino che il nuraghe riveste in Sardegna: la sua trasformazione in uno
degli elementi costitutivi del paesaggio. Fra i nuraghi più interessanti
della regione si segnalano, oltre a quelli già citati, il Voes di Nule, uno
degli esempi più evoluti e raffinati di architettura nuragica, il grande
complesso del nuraghe Costa di Foresta Burgos, con tutta la costellazione di
torri che lo circondano da ogni parte a poche centinaia di metri,
ITrismanzanu di Esporlatu che, oltre ad essere fra i meglio conservati del
Goceano, è reso particolarmente suggestivo dal grande leccio che si è
radicato al suo interno. I Romani
conobbero e apprezzarono le ferme di Aquae Lesitanae, cioè le attuali
sorgenti termali di San Saturnino (al confine fra i territori di Bene-tutti e
di Bultei), dove si conservano infatti resti delle ferme romane. Della
frequentazione umana nel periodo fra la caduta dell'impero e l'anno Mille
resta una significativa testimonianza nei pressi del Demanio forestale di
Anela, dove in anni recenti è stato portato alla luce il borgo fortificato
di San Giorgio di Aneletto, risalente ad età bizantina. Non lontano
dalle sorgenti termali, sopra i resti di un nuraghe, sorge la bella chiesa
romanica di San Saturnino, e d'impianto romanico, benché in seguito
ripetutamente rimaneggiata, è anche la chiesa campestre di Santa Maria di
Mesumundu nei pressi di Anela. L'abitato di Burgos è dominato dai resti
imponenti del Castello del Goceano, il meglio conservato del Nord Sardegna,
costruito in età giudicale, mentre Bono, il centro più popoloso della
regione, vanta una bella chiesa parrocchiale in stile gotico-aragonese,
dedicata a San Michele Arcangelo, e un curioso gruppo di chiese campestri,
situate appena al di là del corso del Tirso e chiamate le Cinque Chiese del
Campo: fra queste la più antica è la piccola chiesa di San Cavino (o di Santu
Baihgiu), che risale al XII secolo. Nella parrocchiale
di Benetutti, infine, si conserva un importante ciclo pittorico dedicato alla
vita di Sant'Elena e attribuito al Maestro di Ozieri. Molto
seguita in tutta la regione, e di particolare interesse a Bottidda, la festa
invernale di Sant'Antonio Abate, con i relativi falò rituali. A Bono, paese
natale di Giovanni Maria Angioi, eroe dei moti antifeudali degli anni Novanta
del Settecento, si tiene ogni anno il 31 agosto una festa dedicata a San
Raimondo, collegata appunto a questo episodio storico e animata da
un'insolita vena satirica. Fra tutti i
centri del Nord Sardegna Nule è in assoluto il più rinomato per la
lavorazione artigianale dei tappeti, lavorati al telaio verticale e decorati
con i tipici motivi a fiamme. Fra le produzioni alimentari spicca invece
quella del pane bissau di Benetutti, variante locale del più noto pane
carasau.
La chiesa
romanica di San Leonardo (comune di Ittiri) è stata smontata e ricostruita
per anastilosi prima dell'apertura dell'invaso artificiale del Cuga, che ha
sommerso il sito in cui originariamente sorgeva. |
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