I dolmen, tombe collettive megalitiche
diffusissime in tutta l'Europa occidentale e settentrionale e in particolar
modo in Bretagna (il termine stesso è di origine bretone e significa
"tavola di pietra"), sono piuttosto rari in Sardegna, specie se la
loro frequenza viene paragonata a quella delle sepolture ipogeiche dello
stesso periodo, le domus de janas, che sono migliaia. Nell'insieme, fra
dolmen e allées couvertes (cioè quelle tombe a corridoio che derivano da un
allungamento del dolmen), non si arriva nell'isola ai cento esemplari,
significativamente concentrati nelle stesse zone (tutta l'attuale provincia
di Nuoro e, in quella di
Sassari, soprattutto la Gallura e la fascia orientale del Montacuto) in cui
si concentreranno diversi secoli più tardi, in epoca nuragica, anche le tombe
di giganti.
Il dolmen di Sa Coveccada nelle campagne di Mores è uno
dei più monumentali dell’area mediterranea
Un itinerario fra i dolmen del Nord
Sardegna ha dunque il suo punto di maggiore interesse proprio in questo:
nella possibilità di constatare come un modello chiaramente d'importazione e
in qualche modo standardizzato come il dolmen riesca ad evolvere, nel terreno
di coltura esemplare che è la preistoria sarda, sempre oscillante fra scambio
con l'esterno e isolamento, fra intreccio etnico ed endogamia, in
un'architettura monumentale dai caratteri originali come la tomba di giganti.
All'estremità opposta di questa linea di sviluppo sta il Dolmen di Monte
Maone a Benetutti, esempio unico di contaminazione fra sepoltura in grotta e
monumento funebre fuori terra: quasi un compromesso fra due scelte culturali
diametralmente opposte, se non il prodotto ibrido dell'incontro fra due
popoli.
1. Mores: Dolmen Sa Coveccada.
La prima tappa del nostro itinerario ci propone subito un caso limite, il
Dolmen Sa Coveccada di Mores, esempio unico in Sardegna, ed eccezionale anche
in ambito mediterraneo, di accentuata monumentalizzazione della struttura
elementare del dolmen. Possiamo immaginare come punto di partenza
dell'itinerario Thiesi, il centro più popoloso della zona, distante da Mores
non più di una quindicina di chilometri (ma anche da Sassari il trasferimento
iniziale, in gran parte lungo la 131, non prenderebbe più di mezz'ora).
Raggiunta comunque Mores (percorrendo i cinque chilometri circa di strada
statale che la separano dalla Carlo Felice), se ne esce sulla statale 128 bis
in direzione di Ozieri per piegare quasi subito a destra nella provinciale
per Bono che, dopo circa tre chilometri, scavalca il Rio Mannu:
immediatamente dopo il ponte svolteremo a destra in uno sterrato che
percorreremo per 700 metri, fino ad incontrare sulla sinistra il cancello di
ferro che immette in un'azienda agricola. Lasciata l'auto e varcato il
cancello, si sale all'ovile circa 350 metri più in alto, e di qui si scende a
piedi lungo un sentiero che serpeggia a sinistra sotto un costone di roccia:
dopo un migliaio di passi, ad una svolta del sentiero, il dolmen appare
all'improvviso, sorgendo isolato dalla pianura nelle sue forme maestose.
Databile approssimativamente fra la fine del terzo e l'inizio del secondo
millennio a.C., il Dolmen di Sa Coveccada, alto 2,70 metri, è costituito da
tre grandi lastre, lunghe circa 5 metri, che ne sostengono una quarta, la
tavola di copertura, di dimensioni ineguagliate in Sardegna: 6 metri di
lunghezza, 3 di larghezza, 60 centimetri di spessore, per un peso di circa 27
tonnellate. I massi monumentali, di trachite grigio - rosata, sono
accuratamente lavorati e martellati. A sinistra della lastra di chiusura si
apre una piccola nicchia che, molto probabilmente, doveva servire per
accogliere le offerte. Altro elemento di estremo interesse è rappresentato
dal portello rettangolare che si apre nella lastra frontale, caso unico nei
dolmen sardi e palese prefigurazione dell'analogo portello praticato nella
"facciata" delle più tarde tombe di giganti. Nelle vicinanze si
trova un menhir (pietra di forma allungata infissa verticalmente nel terreno)
spezzato in due tronconi. Doveva rappresentare un segnacolo per indicare la
sacralità del luogo e, forse, la sua natura funeraria.
2. Benetutti: Dolmen di Monte Maone.
Raggiunto l'abitato di Benetutti (provinciale Mores - Bono, che si snoda
lungo uno dei percorsi naturalistici più affascinanti del Nord Sardegna, fra
aspri rilievi boscosi e resti di nuraghi svettanti dalle alture; quindi da
Bono all'innesto della strada a scorrimento veloce del Goceano, di cui si
percorrerà una dozzina di chilometri in direzione di Buddusò, fino allo
svincolo di Benetutti), si visita nei pressi del cimitero il Dolmen di Monte
Maone, che versa purtroppo in condizioni di grave degrado anche a causa delle
frequenti incursioni dei clandestini. Il monumento presenta un particolare
interesse perché si tratta di un'ibridazione fra due diversi sistemi di
sepoltura. Lo si può definire un dolmen a formula mista, costituito in parte
da una grotticella scavata nella roccia naturale, sul modello delle domus de
janas, completato sui fianchi e in alzato da muratura e coperto da un unico
lastrone.
3. Buddusò: Dolmen di Su Laccu e di Sos Monimentos.
Da Benetutti conviene imboccare la provinciale per Bitti che, dopo aver
attraversato Nule, sconfina per un tratto di alcuni chilometri nella
provincia di Nuoro, immettendosi poi nella statale 389 dove si svolterà a
sinistra in direzione di Buddusò: da questa strada immediatamente
prima della pietra miliare del km 44 (e circa cinque chilometri prima di
Buddusò), si stacca a sinistra un agevole sterrato che attraverso una vasta
sughereta di proprietà comunale conduce al Dolmen di Su Laccu, ubicato in
prossimità della strada.
Il dolmen di Su Laccu, presso Buddusò
Il monumento è costituito da due
lastroni infissi lateralmente, che sfruttano, nel piano di appoggio, la
roccia madre affiorante, mentre il lastrone di copertura è in posizione
leggermente obliqua. Il dolmen è inserito all'interno di un itinerario
naturale che comprende, a breve distanza, un secondo dolmen detto di Sos
Monimentos e un'area di fitta frequentazione di età preistorica (probabili
resti di una necropoli, un menhir, altre strutture di incerta definizione) in
un contesto ambientale particolarmente interessante e ben conservato.
Entrambi questi dolmen sono della forma più semplice e testimoniano di una
fase certamente molto più antica di quella cui risale il monumento di Sa Coveccada:
il modello di riferimento viene applicato nello schema elementare
dell'architettura trilitica (tre lastre di pietra: due di sostegno e una di
copertura), sfruttando con rudimentale ingegnosità la conformazione del
terreno per assicurare la statica della costruzione.
4. Berchidda: Dolmen di Abialzos.
Alla stessa struttura elementare si rifanno anche i due monumenti cui è
dedicata la successiva tappa del nostro itinerario. Per raggiungerli
percorreremo la statale 389 fino a Buddusò, la 389 dir fino a Pattada e
ancora la bella strada provinciale che da Pattada sale in direzione nord,
costeggiando a lungo il corso del Rio Mannu di Oschiri fino a confluire nella
statale 199 nei pressi di Oschiri: qui a destra e, dopo pochi chilometri, di
nuovo a destra nello svincolo per Berchidda. Non lontano dal paese, in
località Abialzos, nei pressi delle chiese campestri di Santa Caterina e
Sant'Andrea (ben segnalate da appositi cartelli), si trovano due dolmen. In
particolare, nelle vicinanze della chiesa di Santa Caterina, si può osservare
un dolmen semplice, con lastra di copertura pentagonale. Presso la chiesa di
Sant'Andrea è invece ubicata un'area archeologica megalitica più articolata,
composta da un dolmen sormontato da lastra rettangolare, menhir e tafoni.
5. Berchidda: Dolmen di Monte Acuto.
Ritornati nell'abitato di Berchidda, se ne esce adesso lungo la strada che
porta al lago del Coghinas e, dopo circa tre chilometri, si piega a destra
per il Monte Acuto, aguzzo massiccio di roccia granitica che ha dato il suo
nome all'intera regione: dal punto in cui si deve lasciare l'auto occorrerà
salire a piedi fino alla vetta, circa 200 metri prima della quale si trova il
dolmen più imponente di questa zona, scoperto e interamente scavato di
recente. La sua caratteristica, piuttosto rara, è data dal fatto che le
lastre si appoggiano, sfruttandola a fini statici, alla roccia naturale. Il
monumento, eretto in una zona particolarmente ricca di sorgenti, è inserito
in una vasta area archeologica che occupa le pendici del monte, costituita da
numerosi tafoni, ripari sottoroccia e tracce di altre strutture in corso
d'indagine. Dalla vetta del monte, presso la quale sorgono anche i resti
dell'antico castello giudicale, si gode di una vista magnifica, sia a nord
verso il vicino massiccio del Limbara, sia a sud verso il lago del Coghinas e
la piana di Ozieri.
6. Luras: Dolmen di Alzoleddha, Bilella, Ciuleddha e Allée couverte di
Ladas.
Si ritorna fino al bivio per Berchidda e si svolta a destra per il lago del
Coghinas, raggiungendo qualche chilometro più a ovest la statale 392: qui a destra
per Tempio, da Tempio nella statale 127 verso Calangianus, quindi a sinistra
nella provinciale per Luras.
Il
dolmen di Ciuleddha è uno dei quattro monumenti di questo tipo che si concentrano
nei dintorni di Luras
Nel territorio di questo comune si trovano riuniti ben
quattro monumenti di grande interesse per il nostro itinerario: i primi
due (i dolmen di Alzoleddha e Bilella) sono ubicati nelle
vicinanze del campo sportivo, gli altri due (il dolmen di Ciuleddha e l'Allée
di Ladas, vicinissimi tra loro) all'uscita dall'abitato verso Luogosanto.
Il piccolo Dolmen di Alzoleddha è di tipo semplice, a
pianta rettangolare, ed è privo di peristalite (un recinto di pietre, infisse
nel terreno, che circondava il monumento e sorreggeva il tumulo di terra che
in origine lo ricopriva). Simile il Dolmen di Bilella, ma insolito e quasi
senza confronti, perché il vano funerario è stato ricavato tagliando la
roccia su cui poggia la parete sinistra, per ovviare al dislivello del suo
piano di posa. Il Dolmen di Ciuleddha ha pianta di forma semicircolare.
Questi monumenti, che risalgono al Neolitico recente (3500 - 2700 a.C.)
costituiscono un esempio di evoluzione dell'architettura megalitica funeraria
che dal dolmen semplice giunge alle tombe a galleria, o allés couvertes, di
cui Ladas (databile invece all'Età del Bronzo antico: 1800 - 1600 a.C., ormai
alle soglie della civiltà nuragica) è un magnifico esempio. I dolmen di Luras
si confrontano con gli esemplari delle regioni basca, catalana e francese o
con altri di Minorca e della Corsica.
7. Arzachena: Circoli megalitici di Li Muri.
Per raggiungere l'ultima tappa del nostro itinerario, usciamo da Luras verso
nord, lungo la provinciale che conduce all'innesto della statale 133 Tempio -
Palau: qui svolteremo a destra, procedendo in direzione di Palau fino a
superare il bivio per Luogosanto e a raggiungere, a Bassacutena, quello per
Arzachena. Lungo questa strada provinciale, dopo circa sette chilometri,
s'incontra a destra la deviazione per il sito di Li Muri, l'esempio di gran
lunga più interessante di quel tipo di strutture funerarie che, battezzate in
Sardegna "circoli megalitici", appaiono in realtà molto
simili alle coffres della Corsica meridionale.
I circoli megalitici di Li Muri, in territorio di Arzachena
La particolare concentrazione di
questo tipo di necropoli preistoriche nell'area di Arzachena e in poche altre
contigue ha indotto alcuni archeologi a definire una "Cultura di
Arzachena", detta anche dei Circoli o, dal nome appunto di questo sito,
di Li Muri. Studi più aggiornati tendono ad assimilare questo tipo di
sepoltura ai monumenti dolmenici, ascrivendola a pieno titolo alla Cultura di
Ozieri (Neolitico recente: 3500 - 2700 a.C.). Ciò nulla toglie
all'eccezionalità del monumento in questione. La necropoli di Li Muri è
costituita da cinque "ciste dolmeniche" (cassette prive di apertura
formate da lastre di pietra infisse nel terreno), ciascuna delle quali è
circondata da un "circolo" di pietre fitte disposte in cerchi
concentrici che dovevano salvaguardare dal dilavamento il tumulo che le
ricopriva. I cerchi più esterni sono contigui fra loro. Tra i sepolcri si
trovano tre piccoli recinti quadrangolari e resti di stele interpretati come
elementi del rituale funerario. All'interno di alcune tombe furono rinvenuti
oggetti di corredo, ora esposti nel Museo Sanna di Sassari e nel Museo
archeologico di Cagliari. Da questo sito si raggiungerà poi Arzachena in
pochi minuti.
|