1. Ittiri: Domus de janas di Ochila.
Da Sassari si raggiunge in circa un quarto d'ora Ittiri, collegata al
capoluogo da una comoda strada a scorrimento veloce, e da Ittiri si imbocca
la statale 131bis in direzione di Thiesi. Al primo bivio, dopo poche centinaia
di metri, si svolta a sinistra nella provinciale per Bonari e dopo altri due
chilometri a destra in una stradetta parzialmente asfaltata che conduce alla
chiesa di San Maurizio: circa 200 metri prima della chiesa si stacca a
sinistra della strada un sentiero pedonale che in poche centinaia di metri
porta alle Domus de janas di Ochila. Si tratta di una necropoli, scavata in
una scoscesa parete di roccia calcarea, che comprende otto tombe, due delle
quali (la VI e la VIII) di notevole interesse sia per la complessità della
pianta sia per la varietà e la qualità degli elementi decorativi. In
particolare la tomba VI, a planimetria molto articolata, presenta in una
delle celle una falsa porta realizzata con grande perizia tecnica e
delimitata da due scanalature verticali destinate ad accogliere
presumibilmente una lastra di chiusura. La tomba VIII, a pianta insolitamente
irregolare, offre nei vari ambienti un significativo campionario delle
diverse tipologie di decorazioni scolpite: travi in rilievo, un soffitto a
doppio spiovente, ingressi sormontati da architravi, pareti ornate di lesene
e del classico motivo a corna di toro (che compare anche nella tomba II).
2. Florinas: Tomba rupestre nuragica di Campu Lontanu e Nuraghe Corvos.
Percorsa a ritroso la stradina che ci ha portati a San Maurizio, proseguiamo
lungo la provinciale in direzione di Banari fino a incontrare, quasi in
corrispondenza del bivio per Ossi e Florinas, il ponte sul Rio Mannu di Porto
Torres: immediatamente prima del ponte dovremo svoltare a destra in uno
sterrato e seguirlo fino a raggiungere un piccolo corso d'acqua. Qui
lasceremo l'auto, proseguendo a piedi per un sentiero sulla sinistra e
salendo fino a un prato dal quale (dopo meno di un chilometro di cammino) si
avvista la tomba di
Campu Lontanu, interessante esempio di quelle contaminazioni fra sepolture a
domus de janas e tombe di giganti di cui il Sassarese è piuttosto generoso.
Florinas: il nuraghe Corvos
In questo caso la sepoltura, di epoca
nuragica, è scavata in un grande masso isolato come una tomba ipogeica del
Neolitico ma, curiosamente, si sforza di riprodurre nella roccia naturale
l'andamento tipico delle tombe di giganti, che veniva di norma ottenuto
artificialmente, con una costruzione megalitica. Anche la faccia anteriore
del masso è lavorata a imitazione di una stele centinata, come nell'ingresso
a una tomba di giganti. Il sito ha restituito materiali ceramici ascrivibili
alla Cultura di Bonnanaro (1800-1600 a.C.). Di qui, ritornati sulla
provinciale, si prosegue fino al vicinissimo bivio e, appena svoltato a
sinistra in direzione di Ossi, si vede apparire accanto al margine sinistro
della strada il Nuraghe Corvos, monotorre, costruito con grossi blocchi di
pietra calcarea appena sbozzati: sul versante nord - est ne residuano ancora
17 filari, per un'altezza di 8 metri. Dall'ingresso, che presenta due
finestrini di scarico, si accede aduna camera con copertura a tholos e tre
nicchie. Dalla scala d'andito si sale alla camera superiore. La
caratteristica più interessante del monumento è data da un restauro
effettuato in antico, sovrapponendo ai blocchi calcarei chiari pietre di
dimensioni più piccole di trachite scura.
3. Ossi: Necropoli di Mesu 'e Montes.
Si prosegue lungo la provinciale fino alla biforcazione (a destra per
Florinas, a sinistra per Ossi) in corrispondenza della quale si trova la
bella chiesa campestre di Sant'Antonio: qui si piega a sinistra per Ossi e,
fatte poche centinaia di metri, si accosta a
destra, parcheggiando l'auto in una piazzola di sosta.
Ossi: l’interno di una delle tombe della necropoli di Mesu ‘e Montes
Verso la campagna si apre una
stradina sterrata, stretta fra le recinzioni: la si percorre a piedi per circa
dieci minuti e, arrivati in prossimità di una grande quercia, si incontra un
percorso curvilineo, segnato da muretti a secco, che ci guiderà fino alla
Necropoli di Mesu 'e Montes, un vasto complesso di 18 domus de janas
risalenti al III millennio a.C. (fra l'ultima fase del Neolitico recente e
quella iniziale dell' Eneolitico). Si tratta di un sito di grandissimo
interesse, per la presenza di alcune tombe riccamente decorate: in
particolare la tomba II, che comprende dieci ambienti con schema planimetrico
a T, presenta decorazioni di valore artistico assoluto, quali grandi motivi
riproducenti le corna del toro (le cosiddette protomi taurine) e altri a
clessidra (doppio triangolo), lesene, riproduzioni del tetto a spiovente,
pilastri, false porte, spirali, bassorilievi e incisioni a zig - zag. Quasi
tutti gli elementi ornamentali e architettonici caratteristici dell'arte
delle domus de janas sembrano essersi raccolti qui in una sintesi matura.
Anche la tomba I è istoriata di motivi architettonici e protomi taurine.
Altre tombe (la III e la XVI) mostrano segni di riutilizzo in epoca nuragica,
con la conseguente trasformazione in domus a prospetto architettonica,
tipiche di quest'area del Sassarese: la stele centinata che caratterizza le
tombe di giganti è stata scolpita nella roccia in corrispondenza
dell'ingresso.
4. Ossi: Necropoli di S'Adde'e Asile.
Ritornati sulla strada provinciale e risaliti in auto, proseguiamo in
direzione di Ossi per circa tre chilometri, finché sulla sinistra appaiono i
ruderi della chiesa di Santa Margherita: subito prima della chiesa svolteremo
a destra in una strada comunale, che dopo poche centinaia di metri termina in
un incrocio a T, in corrispondenza di una sorgente. Qui si prenderà a destra,
poi subito a sinistra dopo 200 metri, e si proseguirà fino al termine della
strada (altri 400 metri circa). Lasciata l'auto, proseguiremo a piedi per il
sentiero in salita che conduce a un altra grande necropoli ipogeica, quella
di S'Adde 'e Asile, costituita da 11 domus de janas, fra le quali spiaccano
la Tomba delle Clessidre, la Tomba delle Finestrelle e sopratutto la
cosiddetta Tomba Maggiore. Quest'ultima si distingue per il notevole sviluppo
e la complessità della pianta (è costituita infatti da ben 21 ambienti)
e per la ricchezza della struttura e delle decorazioni.
Ossi: nel costone calcareo si allineano gli ingressi di
alcune tombe della necropoli di S’Adde ‘e Asile
La domus presenta soffitti a doppio
spiovente (che imitano quelli delle capanne preistoriche), banconi e vani sopraelevati,
nicchie, setti divisori, pilastri e finestrelle, mentre fra le decorazioni si
notano ben 18 figurazioni bovine e alcune false porte. Il monumento, che subì
diverse ristrutturazioni e ampliamenti, risale probabilmente alla metà del
III millennio. La Tomba delle Clessidre, che deve il suo nome alle
decorazioni a doppi triangoli sulle pareti dell'anticella, è preceduta da un
lungo corridoio d'accesso (dromos). Un'altra domus, la Tomba di Brunuzzu, è
del tipo a prospetto architettonico, con stele centinata, tipica delle tombe
di giganti, riprodotta sulla facciata d'ingresso.
5. Ossi: Necropoli di Noeddale.
Circa un chilometro prima di arrivare all'abitato di Ossi (sempre proseguendo
lungo la stessa provinciale), lasceremo l'auto presso un abbeveratoio sulla
sinistra della strada e scenderemo a piedi per un viottolo fino alla
Necropoli di Noeddale, uno degli esempi più toccanti dell'arte con cui gli
architetti e gli scalpellini della Cultura di Ozieri lavoravano la roccia per
far rassomigliare le tombe dei loro morti alle case dei viventi. La
necropoli, molto complessa, risale al tardo Neolitico (III millennio a.C.) e
comprende cinque tombe, la più celebre delle quali è la cosiddetta Tomba
della Casa, costituita da undici vani scavati nella falda calcarea. Una delle
celle più belle, a pianta rettangolare, presenta un soffitto a doppio
spiovente, con finte travi di sostegno che riproducono l'aspetto di una
capanna di legno. Un'altra cella ha invece pianta semicircolare, con rilievi
radiali scolpiti nel soffitto.
6. Muros: Domus a prospetto architettonico di Sa Rocca Ruja.
Raggiunto l'abitato di Ossi, se ne esce in direzione di Muros, distante meno
di tre chilometri: poche centinaia di metri prima di arrivare al paese
s'incontrano le interessanti Domus di Sa Rocca Ruja, sepolture di epoca
nuragica nelle quali, alle caratteristiche ipogeiche tipiche delle domus de
janas (tombe prenuragiche scavate nella roccia), si aggiungono
alcuni tratti delle tombe di giganti nuragiche, e in particolare la stele scolpita
nella viva roccia, secondo una tipologia che, come abbiamo visto, è
solidamente attestata nel Sassarese.
La vegetazione spontanea nasconde quasi completamente
l’accesso alla domus a prospetto architettonico di Sa Rocca Ruja, in
territorio di Muros
7. Cargeghe: Domus de janas di
Pescialzu.
Da Muros si prende la provinciale per Cargeghe e Florinas: la strada corre
tortuosa lungo i margini del profondo avvallamento del Rio Mascari, che si
spalanca a sinistra, mentre a destra è sovrastata dall'alto costone di rocce
calcaree, candide e lavorate dal vento, scavate in fenditure e grotte, che
caratterizzano questa regione tutta punteggiata di sepolture ipogei che.
Quelle che stiamo andando a visitare si trovano tutte in territorio di
Cargeghe, lungo i primi chilometri della strada per Florinas e, semi -
nascoste nella vegetazione, sono difficili da individuare. Appena
oltrepassato l'abitato di Cargeghe si svolta a destra in una strada asfaltata
e dopo circa 500 metri ancora a destra in uno sterrato che si percorrerà per
circa un chilometro. Qui, ai limiti di un piccolo pianoro, si trova il
costone roccioso dove sono scavate le due Domus de janas di Pescialzu. Come
molte di quelle che hanno punteggiato il nostro itinerario archeologico nel
Sassarese, sono domus a prospetto architettonico, scavate cioè in grotticelle
naturali (come le domus de janas prenuragiche) ma imitanti nella roccia i
tipici elementi architettonici delle tombe di giganti nuragiche. Sul portello
della tomba I, scavata nel tratto nord - orientale del costone, è visibile la
stele scolpita, analoga a quelle a tutto tondo delle tombe di giganti.
All'interno un unico ambiente rettangolare ad angoli smussati e volta piana,
con una nicchia ricavata nella parete sinistra. La tomba II, scavata nel
tratto nord - occidentale del costone, conserva sia la stele sia l'esedra,
entrambe scolpite. L'interno è del tutto analogo a quello della tomba I.
8. Cargeghe: Necropoli di S'Elighe Entosu e di Pedras Serradas.
Ritornati sulla provinciale per Florinas, se ne percorrono altri due
chilometri, svoltando quindi a sinistra in uno sterrato in discesa: qui si
parcheggia l'auto e si prosegue a piedi, fiancheggiando un antico mulino.
Oltrepassato un ruscello, il sentiero conduce, dopo circa 300 metri, a un
forno per calce. Da qui, proseguendo diritto, si raggiunge la Necropoli di
Pedras Serradas, non difficile da individuare perché nei suoi pressi sorge
l'omonimo nuraghe; prendendo invece a destra, e inoltrandosi in mezzo alla
vegetazione, si raggiunge, con maggiore difficoltà, L'altra Necropoli di
S'Elighe Entosu. Quest'ultima,ubicata sul panoramico altipiano di Giorrè, si
compone di almeno quattro domus de janas: delle prime tre, ricavate in tre
diversi lati di un unico massiccio calcareo, si sottolinea soprattutto la
seconda, bicellulare con ampia anticella ad andamento semicircolare e
portello di accesso alla cella principale, decorata lungo tutto il perimetro
da uno zoccolo scolpito. La più importante è però certamente la Domus IV,
anch'essa bicellulare, composta da anticella semicircolare e cella
subtrapezoidale, articolata nel classico schema a T. Sulla parete destra
dell'anticella è ben visibile una coppia di spirali accostate e contrapposte
scolpite a martellina. Scanalature parallele sul soffitto di cella e
anticella riproducono le travature lignee di un'abitazione. La cella
principale presenta una falsa porta sulla parete di fondo. L'altra necropoli,
quella di Pedras Serradas, comprende almeno quattro domus de janas di varia
articolazione planimetrica (da due a cinque ambienti) e di accurata fattura,
con portelli scolpiti talvolta architravati e provvisti di cornici modanate.
Nella stessa località si conservano, in posizione panoramica, i resti di un
nuraghe monotorre, in parte interrato, costruito in blocchi regolari di
calcare disposti a filari. Di qui, ritornati a piedi sulla provinciale, si
farà dietrofront fino a Cargeghe, di dove si potrà raggiungere in pochi
minuti la statale 131 Carlo Felice per rientrare a Sassari.
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