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Il commercio
Se l'industria fenicia e punica fu caratterizzata dalla elaborazione delle materie prime, il commercio di questi popoli riuscì a trarre il motivo della sua esistenza dalla continua acquisizione delle materie prime da trasformare e dalla conseguente esportazione dei manufatti ottenuti da offrire come mercé di scambio. Ma al di là di questa sintesi, è chiaro che i Fenici differenziarono sia la domanda che l'offerta a seconda delle popolazioni con le quali vennero in contatto.
La continua ricerca di materie prime da trattare portò questi popoli ad avvicinare soprattutto genti che come unica forma di commercio conoscevano il baratto. Prova ne sia che i Fenici, pur provenendo dall'area siro-
Per quanto riguarda il baratto, caratteristico è un antico racconto che descrive i metodi commerciali dei Fenici e che è riassunto qui di seguito: i naviganti si avvicinavano alla spiaggia, sbarcavano con le mercanzie da barattare e si allontanavano di nuovo lasciandole sulla costa. Gli abitanti del luogo si accostavano alle merci, le valutavano e senza toccarle deponevano dell'oro e si ritiravano. I Fenici sbarcavano di nuovo, soppesavano Foro e se erano soddisfatti lo raccoglievano e se ne andavano definitivamente, altrimenti, senza toccare alcunché, si allontanavano in attesa che gli indigeni deponessero altro oro.
Il commercio fenicio delle città del Libano, soprattutto quello rivolto verso terre molto lontane e quindi di costi elevati, si svolgeva principalmente con la garanzia e il finanziamento del palazzo reale o del tempio, che rappresentavano rispettivamente il potere civile e quello religioso. Non a caso, infatti, il più antico e famoso tempio del dio fenicio Melqart era situato a Cadice, la più occidentale delle colonie. Non è da escludere, inoltre, che gruppi di mercanti privati si consorziassero e armassero navi in proprio, sulle quali trovavano posto carichi misti, formati da derrate di diversa natura.