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Distanza complessiva da percorrere circa 90 Km
Tempo medio di percorrenza circa 2 ore
Percorsi a piedi circa 30 minuti
Tempi di sosta e visita circa 5 ore
Durata complessiva dell'itinerario da 7 a 8 ore
1. Nuraghe Santu Antine (Torralba) e Nuraghe Oes (Giave).
2. Torralba: Museo della Valle dei Nuraghi.
3. Thiesi: Nuraghe Fronte Mola.
4. Bessude: Ipogei di Enas de Cannuja.
5. Thiesi: Domus de janas di Mandra Antine.
6. Cheremule: Nuraghe Majore.
7. Cheremule: Area archeologica di Museddu.
8. Cheremule: Tomba Branca.
1. Nuraghe Santu Antine (Torralba) e Nuraghe Oes (Giave).
Da Bonorva, si imbocca la strada provinciale che conduce all'innesto della statale 131 Carlo Felice: qui si svolterà a destra in direzione di Sassari e, percorsa una decina di chilometri, si uscirà allo svincolo per Thiesi. Appena raggiunta la strada provinciale si troveranno poi le indicazioni per il vicinissimo Nuraghe Santu Antine che, conosciuto anche come "Reggia nuragica" per la sua imponenza, costituisce una delle costruzioni megalitiche più importanti del Mediterraneo occidentale. La sua struttura armoniosa e complessa rappresenta l'espressione più tipica della cultura architettonica protosarda. Il monumento, che ha le sembianze piuttosto rudimentali di una grande fortezza -
La “reggia nuragica” di Santu Antine presso Torralba, una delle architetture megalitiche più complesse e raffinate dell’area Mediterranea.
Attorno alla fortezza un villaggio nuragico con capanne circolari e successive costruzioni a pianta rettilinea che testimoniano una frequentazione del luogo anche in età romana. Gli oggetti ritrovati nel corso degli scavi sono esposti in parte al Museo Sanna di Sassari, in parte nel vicino Museo della Valle dei Nuraghi a Torralba. Valle dei Nuraghi è appunto il nome attribuito a questo comprensorio, di eccezionale interesse archeologico, sul quale dall'alto del Nuraghe Santu Antine, a conferma dell'importanza strategica del monumento, la vista spazia con libertà grandiosa. Si tratta di una vasta pianura circondata da alture e rilievi vulcanici, proprio nel cuore del Meilogu: qui la fertilità dei pascoli e la ricchezza delle sorgenti diedero origine a una straordinaria fioritura di insediamenti nuragici tra l'Età del Bronzo medio (1600-
2. Torralba: Museo della Valle dei Nuraghi.
Si ritorna adesso in direzione della statale 131, la si sottopassa e, immediatamente dopo il cavalcavia, si svolta a destra per Torralba, distante un paio di chilometri. Al centro dell'abitato visiteremo il Museo della Valle dei Nuraghi, sorto nel 1988 e organizzato secondo due linee di sviluppo tematico: etnografica e archeologica. La particolarità della sezione etnografica (che occupa due sale del piano terra) sta nel proporre mostre temporanee a tema sulla cultura e le tradizioni sarde, come l'uomo e il cavallo, l'abbigliamento popolare, il vino o l'olio. La sezione archeologica (in esposizione permanente su quattro sale e un giardino lapidario esterno) è dedicata a testimonianze e reperti del territorio, dal periodo prenuragico al Medioevo. Il fulcro dell'esposizione è il Nuraghe di Santu Antine, ma presto nuovi reperti del periodo romano si affiancheranno alle dodici pietre miliari ben esposte (carta delle strade romane, calchi, trascrizione e spiegazione) nel giardino interno.
3. Thiesi: Nuraghe Fronte Mola.
Da Torralba si percorre a ritroso la strada fatta all'andata, fino ad immettersi nella statale 131 bis nei pressi della sua confluenza nella 131 Carlo Felice: ma qui svolteremo a destra, in direzione di Thiesi, distante poco più di cinque chilometri. Oltrepassata Thiesi, si procede ancora sulla 131 bis verso Ittiri per incontrare dopo un paio
Il nuraghe di Monte Mola, dall’insolita pianta rettangolare, sorge in territorio di Thiesi, in una zona boscosa lungo la strada per Ittiri
L'ingresso si apre su un corridoio con quattro celle laterali, una delle quali crollata. La caratteristica di questa struttura consiste nella mancanza di cupole: la costruzione presenta infatti angoli quasi retti con stipiti e architravi. È uno dei pochi nuraghi a pianta rettangolare. Un plastico di questo monumento di particolare interesse per la sua rarità tipologica è esposto al Museo Sanna di Sassari.
4. Bessude: Ipogei di Enas de Cannuja.
Ancora qualche chilometro di strada statale per Ittiri e, appena superata la casa cantoniera di Pianu, si svolta a sinistra in uno sterrato che, dopo circa un chilometro, conduce alla località Enas de Cannuja dove, su un impervio costone di roccia tufacea, si allineano cinque o sei tombe ipogeiche a domus de janas. Benché il sito si trovi in pessimo stato di conservazione per lo sfaldamento della roccia, una delle tombe, nota come Tomba dei Pilastri Scolpiti, è veramente interessante. È composta di due soli vani: un'anticella e una cella rettangolare. Si presume che le pareti dell'anticella fossero decorate, ma ormai non restano che poche tracce di colore rosso. La cella rettangolare presenta al centro due pilastri, ricavati nella roccia, decorati con una serie di V incise disposte a spina di pesce. La volta riproduce un tetto a doppio spiovente con la trave di calmo in rilievo che poggia sui pilastri. Il portello è decorato da una serie di doppie corna. Nella parete di fronte all'ingresso si nota il contorno di una falsa porta. Sono presenti in questa tomba molti degli elementi che caratterizzano le domus de janas: le corna del toro, simbolo della forza riproduttrice della natura, il motivo della falsa porta che doveva consentire all'anima il passaggio nel mando dei morti, la pittura rossa che, richiamando il colore del sangue, rappresenta la vita.
5. Thiesi: Domus de janas di Mandra Antine.
Ritornati sulla statale 131 bis, la si percorre a ritroso, fino a superare di poche centinaia di metri il punto in cui la si è lasciata poco fa per visitare il Nuraghe Fronte Mola: al bivio si svolta a destra per Romana e, dopo poco più di cinque chilometri, aiutati dai cartelli segnaletici, di nuovo a destra in uno sterrato che conduce alle domus de janas di Mandra Antine, fra le più famose della Sardegna. Si tratta di sepolture scavate nella roccia, risalenti alla "Cultura di Ozieri" (3500-
6. Cheremule: Nuraghe Majore.
Ripresa la provinciale per Romana, dopo poco più di due chilometri si vedrà apparire sulla sinistra della strada, in cima a un'altura, la bella torre del
La snella torre del Nuraghe Majore di Cheremule domina la strada provinciale che da Thiesi conduce a Romana
Per accedervi bisogna scalare il dirupo su cui il nuraghe è costruito. All'interno presenta a destra una nicchia e a sinistra una rampa a spirale che conduce alla cima. Nella camera centrale sono disposte tre nicchie a forma di croce. Dalla sommità del nuraghe la vista spazia su un suggestivo paesaggio agreste.
7. Cheremule: Area archeologica di Museddu.
Ora conviene fare dietrofront e risalire la provinciale fino a raggiungere nuovamente il bivio della statale 131 bis, dove svolteremo a destra in direzione di Thiesi e, superatala, proseguiremo fino a incontrare sulla destra il bivio per Cheremule, piccolo paesello in bella posizione elevata in prossimità della vetta del Monte Cuccuruddu.
Impianti produttivi romani nell’area archeologica di Museddu presso Cheremule
Da Cheremule, per la via Vittorio Emanuele, imboccheremo adesso la strada, solo in parte asfaltata, che scende quasi in linea retta alla statale 131 e lungo la quale s'incontra, sul lato destro, una concentrazione non comune di siti archeologici di notevole interesse. Percorso circa un chilometro, si svolterà a destra, quindi subito a sinistra, procedendo fino ad un secondo abbeveratoio dove si parcheggerà l'auto, per poi prendere a piedi un sentiero sulla destra che conduce all'area archeologica di Museddu, di non facile individuazione. Qui si può osservare innanzitutto una vasta necropoli risalente al Neolitico recente (3500-
8. Cheremule: Tomba Branca.
Si ritorna adesso sulla strada principale e si procede per altri due chilometri, fino ad avvistare la centrale elettrica: 300 metri prima di quest'ultima, si svolterà a destra e si proseguirà sempre dritto per circa un chilometro, fino alla Tomba Branca (anche questo sito non è di facile individuazione). L'ipogeo, scavato nella roccia calcarea, risale al Neolitico recente (3500-