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Cala Sant’Andrea lungo la costa
Sud-
Con una superficie di circa 51 chilometri quadrati l'Asinara è una delle più grandi fra le isole minori italiane (la metà di Sant'Antioco, due volte e mezza Lampedusa, cinque volte Capri). Il suo nome attuale rappresenta un tipico caso di slittamento etimologico o di falsa etimologia: i Romani la chiamarono infatti Sinuaria (cioè "sinuosa") per la sua forma allungata e il profilo mosso e frastagliato delle sue coste, ma col tempo la parola subì una traslazione di significato (probabilmente per effetto dell'articolo: La Sinuara -
L'istituzione, con legge dell'8 ottobre 1997, n. 344, del Parco nazionale dell'Asinara ha portato i primi timidi effetti, dal punto di vista della liberalizzazione dell'accesso all'isola, solo nel 1999 (la chiusura delle carceri, già decretata da tempo, è stata graduale e si è conclusa definitivamente nel 1998). Questo itinerario è studiato sulla base dei regolamenti attualmente (primavera 2000) in vigore e prevede pertanto la partenza da Porto Torres o da Stintino (con rientro nello stesso porto di partenza) a bordo di uno dei due vaporetti autorizzati al trasporto giornaliero di un limitato numero di visitatori. Si consiglia in proposito di informarsi presso il comune di Porto Torres, dal quale l'isola Asinara dipende e nei cui locali ha sede l'Ente Parco, e di prenotare per tempo l'escursione. La visita è guidata e comprende un itinerario prestabilito, che si effettua in parte via mare, in parte in torpedone e in parte a piedi. L'approdo può avvenire, a seconda dei casi, a Cala d'Oliva, lungo la costa nord-
Uscito dal porto di Stintino, il vaporetto costeggia il litorale orientale della penisola e, doppiata Punta Negra, dirige verso l'Asinara passando al largo dell'Isola Piana, che appare sulla sinistra, brulla e pianeggiante, dominata a nord dall'imponente mole della Torre Finanza, eretta dagli Spagnoli nel XVI secolo a guardia del Passaggio dei Fornelli. Questo stretto braccio di mare che separa risola Piana dall'Asinara, battuto dai venti e percorso da correnti impetuose, è rinomato per la straordinaria trasparenza delle acque. Caratterizzato da bassi fondali (raramente superiori ai quattro metri di profondità), è la porta d'accesso al Golfo dell'Asinara dal mare aperto occidentale (il "Mare di fuori", com'è chiamato dai locali), che scarica spesso sul piccolo stretto furiose mareggiate di maestrale, causa fin dall'epoca romana di una lunga serie di naufragi. Alla stessa epoca della Torre Finanza risale il Forte di Castellazzo, che sorge sul lato opposto dello stretto, confuso con le rocce granitiche dell'Asinara da cui emergono oggi le sue rovine: la tradizione popolare lo vuole rifugio del pirata Kheir-
Si approda sul litorale meridionale, non meno piatto e brullo della vicina Isola Piana, nelle immediate vicinanze del carcere di massima sicurezza, le cui basse costruzioni, ora definitivamente chiuse e in attesa di eventuali nuove destinazioni d'uso, biancheggiano fra i radi arbusti. Di qui un torpedone, risalendo l'unica strada che attraversa l'isola da nord a sud, conduce i visitatori fino al Borgo di Cala d'Oliva, con vedute di straordinaria bellezza su entrambi i Litorali, quello orientale e quello occidentale, che in certi punti distano l'uno dall'altro poche centinaia di metri.
A differenza della penisola di Stintino, composta di scure rocce scistiche, tutta la parte meridionale dell'Asinara presenta l'aspetto tormentato del granito lavorato dai venti. Sulla costa est, frastagliatissima, si apre dopo pochi chilometri la magnifica Cala Sant'Andrea, nella cui zona retrodunale si stende l'omonimo stagno, di piccole dimensioni ma di grande interesse faunistico. Lo specchio d'acqua costituisce infatti un importane biotopo occupato da numerose specie palustri, stanziali o migratorie, quali tuffetti, germani reali, porciglioni, gallinelle d'acqua, fratini, rare specie di rettili (come la biscia viperina) e tre specie di anfibi endemiche, fra le quali la raganella sarda. Fra le specie vegetali spiccano diverse varietà di salicornia, la tipica pianta colorata che tollera benissimo l'ambiente salino e le ripetute siccità, e le specie appartenenti alla classe Ruppietea, vegetazione sommersa che popola il fondo dello stagno.
L'intera isola costituisce del resto un'oasi faunistica di straordinario interesse.
Un asinello bianco trotterella sul fondo di cemento dell'unica strada carrozzabile dell'isola
Facilissimo incontrare, anche lungo la strada o nelle immediate vicinanze, gli asinelli bianchi che sono un po' il simbolo della diversità di questa terra. Benché vivano allo stato brado e di norma non si lascino avvicinare dall'uomo, non ne sembrano particolarmente spaventati: anzi, piuttosto incuriositi, sostano a considerare da breve distanza i rarissimi veicoli che transitano lungo la stretta e sinuosa carrozzabile. Si tratta di una razza di asinelli albini endemica dell'Asinara, che in seguito a una serie di mutazioni genetiche perpetuatesi nell'isolamento ha elaborato caratteri del tutto peculiari: di taglia molto ridotta (poco meno di un metro al garrese), presenta un mantello interamente bianco, privo di macchie, e occhi di un azzurro dalla tonalità molto chiara. Più difficile, ma non impossibile, l'osservazione del muflone e di rare specie di uccelli come il gabbiano corso e la pernice sarda. Superata l'insenatura di Cala Sant'Andrea e della successiva Cala d'Orata, la strada sale verso il punto più stretto dell'isola, di dove la vista spazia nelle due opposte direzioni sulle profonde insenature di Cala Sgombro di Fuori, sul versante occidentale, e di Cala Sgombro di Dentro, su quello orientale.
La costa occidentale dell’Asinara
Alta e scoscesa, esposta alla furia del mare “di fuori”, in una rara giornata di bonaccia
Qui si può notare la contrastante morfologia dei due litorali, più basso e riparato quello verso il golfo, alto e scosceso quello verso il "Mare di fuori", con ripide scogliere inaccessibili, battute dai venti e dalle onde.
La Cala Sgombro di Dentro è l'insenatura più meridionale dell'ampia Rada della Reale, alla cui estremità nord sorge l'omonimo centro abitato, con i grandi edifici del vecchio Lazzaretto ora restaurati. Poco prima di raggiungere questo piccolo borgo, sulla sinistra della strada appare il Sacrario dei prigionieri austro-
Sì transita quindi presso la torre secentesca del Trabuccato e dopo pochi chilometri si raggiunge il Borgo di Cala d'Oliva, fondato fra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento da un gruppo di famiglie di pescatori liguri provenienti da Camogli. Come si è già detto più sopra, nel 1885, con l'istituzione del lazzaretto e della colonia penale, le quarantacinque famiglie che popolavano il villaggio, nate dall'unione fra la componente ligure, una piccola minoranza di ponzesi e la popolazione di origine sarda, furono costrette ad abbandonare l'isola e fondarono sulla vicina costa della Sardegna il paese di Stintino, ricostruendo fedelmente le caratteristiche, semplici case di Cala d'Oliva, a un unico piano con pianta rettangolare e tetto a doppio spiovente, edificate nella pietra scistica locale e intonacate di bianco. Il villaggio, divenuto poi la sede della direzione della colonia penale, ha preservato l'aspetto originale, ma versa oggi in uno stato di relativo degrado che renderebbe urgente un intervento di recupero.
Da Cala d'Oliva si potrà raggiungere a piedi la piccola spiaggia di Cala Sabina, la sola dove sia attualmente consentito l'accesso ai bagnanti. Per il momento non sono previste escursioni lungo la strada che dal villaggio di Cala d'Oliva, attraverso il bei bosco di lecci di Elighe Mannu, sale a Punta della Scomunica, rilievo più elevato dell'isola presso la costa nord-