Isola di Sardegna

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Il Meilogu

Territorio



Come rivela il suo nome (da medius locus, cioè luogo di mezzo), il Meilogu è una regione priva disbocchi al mare che occupa il cuore stesso del Logudoro.
Ha La forma approssimativa di un trape­zio, il cui lato settentrionale, alquanto più corto della base, congiunge la vetta del Monte Santo (Siligo) con la chiesa di Santa Maria di Cea (Bana­ri), mentre quello meridionale è rappresentato da un ampio tratto del confine con la provincia di Nuoro, compreso fra il corso del fiume Temo, in territorio di Padria, a ovest e quello del Rio Santa Lucia, in territorio di Bonorva, a est.
I numerosi centri abitati si addensano in due zone separate l'una dall'altra da una dozzina di chilometri di Car­lo Felice: nel comprensorio più settentrionale si susseguono via via, da nord a sud, Banari, Siligo, Bessude, Bonnanaro, Borutta, Thiesi, Torralba e Cheremule; in quella più meridionale Giave, Cossoine, Mara, Padria, Pozzomaggiore, Semestene e Bonorva. Thiesi a nord e Bonorva a sud sono i due centri più popolosi e di maggiore vitalità econo­mica.
Il paesaggio è contrassegnato dall'alternarsi di fertili pianure, di altipiani elevati e di colli dal ti­pico profilo conico o tronco-conico dei vulcani spenti, le cui attività eruttive risalgono a epoche comprese fra i venti milioni di anni fa nella parte meridionale del territorio, ai piedi dell'altipiano di Campeda, e i centoquarantamila anni fa nella zo­na più settentrionale.
È un paesaggio insolito e affascinante, da cui si resta colpiti anche ad un'osservazione di passaggio, filando veloci sulla Carlo Felice che attraversa tutta la regione, da nord a sud, più o meno al suo centro.
Un'esplora­zione meno casuale e distratta porterà alla sco­perta di spettacoli anche più straordinari: la cal­dera del Monte Annaru, simile a un'immane sco­della, la protuberanza di Pedra Mennalza, grossa "melanzana" emergente isolata dal pianoro, la lunga colata lavica solidificata si nella cresta im­ponente del Muru 'e Ferru.
Terra fertile, ricca d'acqua, di cavità e di ripari na­turali (si ricordano in particolare le grandi grotte della zona di Bonuighinu, nelle campagne di Mara), il Meilogu è, come attesta tuttora la sua fitta urbanizzazione, una delle regioni della Sardegna più costantemente frequentate dall'uomo, e i suoi tesori archeologici sono cosi numerosi da render­ne problematica anche la semplice elencazione.
Fra le testimonianze risalenti all'età prenuragica spiccano sopra tutte le altre la necropoli di Sant'Andria Priu, presso Bonorva, e la domus di­pinta di Mandra Antine nell'agro di Thiesi, ma un itinerario seppur essenziale delle sepolture ipogeiche non potrebbe ignorare siti dell'importanza della cosiddetta Tomba dei Pilastri Scolpiti di Enas de Cannuja (in territorio di Bessude), ne tanto meno l'eccezionale concentrazione che s'incontra in un'area qualche chilometro a sud di Cheremule, con la necropoli di Museddu, la Tomba della Cava e la Tomba Branca.
La civiltà nuragica ha lasciato il suo capolavoro architettonico assoluto nella "reggia" di Santu Antine, dalla quale si domina, al di là del vicino nuraghe Oes di Giave, un compren­sorio ribattezzato non arbitrariamente Valle dei Nuraghi, dove la densità delle torri megalitiche tuttora riconoscibili è davvero impressionante. Al­tri nuraghi di notevole interesse sono il Fronte Mola di Thiesi, il Majore di Cheremule e il Longu di Padria. A Torralba, Padria e Bonorva sono stati aperti in anni recenti piccoli ma ben organizzati musei archeologici.
Fitto è in tutta le regione il tessuto di chiese romaniche, che sorgono in gran parte sui luoghi dei monasteri cui nel Medioevo toccò la conduzione agricola delle fertili terre della zona o sui siti di antichi villaggi scomparsi: fra i capolavori assolu­ti del romanico in Sardegna è da annoverare l'ab­bazia di San Pietro di Sorres (Borutta), ma di ec­cellente fattura, e affascinanti per la loro armoni­ca fusione con il paesaggio, sono anche Santa Ma­ria di Cea (Banari), San Lorenzo di Rebeccu (Bo­norva), la chiesa dei Santi Elia ed Enoch (Siligo) che sorge in magnifica posizione panoramica sul tavolato sommitale del Monte Santo, Nostra Signora di Cabu Abbas (Torralba) e San Nicolo di Trullas (Semestene).




Un antico mulino nelle campagne di Siligo

Di particolare interesse stori­co e architettonico, benché in parte snaturate da recenti restauri, sono poi la chiesa tardo-bizantina di Santa Maria Iscalas (Cossoine) e quella d'im­pianto altomedievale di Santa Maria di Bubalis (Siligo). Il villaggio medievale di Rebeccu, presso Bonorva, oggi pressoché disabitato ma ancora in­tatto, costituisce un'altra tappa obbligata di ogni itinerario culturale.
Fra i centri storici il più suggestivo è quello del piccolo paese di Banari (700 abitanti), compatta­mente costruito nei caldi toni rossastri della trachite e molto ben conservato, mentre la dignità architettonica di numerosi altri abitati del Meilo-gu è impreziosita da una concentrazione insolita di parrocchiali gotico-aragonesi che esprimono nella chiesa di Santa Giulia di Padria il loro capo­lavoro.
La più famosa delle feste è l'Ardia di San Costantino a Pozzomaggiore, tradizionale prova equestre di destrezza e di audacia. Se la lavorazione artigianale dei tappeti ha in Bonorva uno dei suoi maggiori centri di irradiazione, Pozzomaggiore è il solo paese della provincia oltre a Pattada in cui si producano i tipici coltelli di antica tradizione pa­storale.
Rinomati sono gli artigiani di Banari per la lavorazione del ferro e soprattutto della pietra. Thiesi è ormai da molti anni la vera e propria ca­pitale isolana per quanto concerne la produzione casearia, mentre Bonorva è famosa per il suo pane tipico (su zichi) e per la raffinata pasticceria.
Ri­nomate in tutta la Sardegna le ciliegie di Bonnanaro.



Da questa profonda spaccatura nella roccia si accede alla grotta di Su Peltusu, nelle campagne dì Cossoine, a non grande distanza dalla bella chiesa tardo-bizantìna di Santa Maria Iscalas






 
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