Isola di Sardegna

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Da Thiesi ad Ozieri

La Storia


Distanza complessiva da percorrere                                circa 80 Km
Tempo medio di percorrenza                                          circa 2 ore
Percorsi a piedi                                                             circa 2 ore
Tempi di sosta e visita                                                   circa 4 ore
Durata complessiva dell'itinerario                                    circa 8  ore



1. Bonnanaro: Ipogei di Corona Moltana.
2. Mores: Su Crastu de Santu Eliseu.
3. Mores: Domus de janas di Monte Lachesos.
4. Ittireddu: Museo archeologico ed etnografico.
5. Anela: Necropoli di Sos Furrighesos.
6. Nughedu di San Nicolò: Domus de janas di Pudda.
7. Ozieri: Museo archeologico.





1. Bonnanaro: Ipogei di Corona Moltana.
Si parte da Thiesi lungo la statale 131bis verso (innesto della 131 Carlo Felice e dopo pochi chilometri si svolta a sinistra per Borutta, se ne attraversa (abitato e si procede fino a Bonnanaro: qui s'imbocca la via La Mormora, uscendo dal paese per una strada che, poco dopo, scavalca la 131. Immediatamente dopo il ponte, si svolterà a destra in uno sterrato che in circa due chilometri conduce all'interno di una tenuta dove, sulla destra, sono visibili le Tombe ipogeiche di Corona Moltana. Il sito non è facile da individuare e non presenta un aspetto spettacolare. Tuttavia la sua importanza nello studio della preistoria sarda è di primissimo piano: sul finire del secolo scorsa la scoperta, da parte dell'archeologo Taramelli, di questi ipogei e del materiale fittile in essi contenuto (suppellettili di ceramica liscia, prive di decorazioni, non ascrivibili ad alcuna delle culture fino ad allora conosciute in Sardegna) portò atta connotazione di una fase dell'Età del Bronzo con caratteristiche proprie, denominata "Cultura di Bonnanaro" (1800-1600 a.C.). Gli ipogei, scavati nella roccia calcarea, consistono di sei celle, alcune delle quali comunicanti tra loro. Versano attualmente in cattivo stato di conservazione, a causa dell'erosione della roccia.

2. Mores: Su Crastu de Santu Eliseu.
Rientrati a Bonnanaro, ne usciamo per la provinciale che conduce al l'innesto della 131 Carlo Felice e che, sottopassata la superstrada, si prolunga nella
statale 128bis per Mores: la percorriamo fino al successivo bivio (tre chilometri circa), quindi svoltiamo a sinistra nella provinciale per Ardara e, dopo un paio di chilometri, di nuovo a sinistra seguendo le indicazioni per il Monte Santo.

In questo grande masso, chiamato Su Crastu de Santu Eliseu e ubicato sulle pendici orientali del Monte Santo (in territorio di Mores), sono scavate alcune domus de janas in parte riutilizzate in età altomedievale

Dopo due chilometri di questa stradetta secondaria dovremo lasciare lauto e salire a piedi lungo un sentiero (un'ora di ascesa) fino ad arrivare in vista di uno scenografico masso calcareo, in posizione elevata sopra la valve circostante, all'interno del quale furono scavate nel Neolitico recente (36002700 a.C.) alcune domus de janas. La tomba del piano superiore fu poi riutilizzata come chiesetta rupestre in età paleocristiana e altomedievale.

3. Mores: Domus de janas di Monte Lachesos.
Facciamo adesso a ritroso la strada fino al bivio dove avevamo svoltata per Ardara e qui pieghiamo a sinistra, immettendoci di nuovo nella statale 128bis per raggiungere di lì a poco Mores: dalla via Vittorio Emanuele (che si percorre in direzione di Ozieri) svoltiamo a destra in via Lachesos e, usciti dall'abitato, la percorriamo per circa due chilometri fino a incontrare i cartelli segnaletici che indicano te domus de janas.

L’ingresso di una delle domus de janas di Monte Lachesos, presso Mores

Lasciata l'auto, proseguiremo allora a piedi per circa 500 metri. In questo punto, intorno alle pendici del Monte Lachesos, sono scavate nella roccia calcarea diverse tombe ipogeiche, tutte
battezzate con nomi che alludano alle leggende da cui questa tipo di sepoltura preistorica è da sempre circondato: Su Bucu de Sos Ladros, S'Istampa de Sas Fadas, Su Cunnu 'e S'Acca. La roccia si apre anche in cavità naturali frequentate fin dalla preistoria, come la Grotta di Su Puttu Porcina.

4. Ittireddu: Museo archeologico ed etnografico.
Fatto ritorno a Mores, se ne esce adesso per la statale 128bis in direzione di Ozieri e, dopo circa sei chilometri, si svolta a destra nella provinciale per Ittireddu, paesello di neppure 600 abitanti dove, proprio accanto al Municipio, si trova un piccolo museo che rappresenta un esempio riuscito di equilibrio tra esposizione archeologica e documentazione etnografica del territorio. Le due sezioni, ben impostate didatticamente, sono disposte su un unico piano e sei sale. L'esposizione dei reperti archeologici è ordinata secondo criteri cronologici e topografici: si va dalla preistoria sino al Medioevo, con materiali ceramici elitici i provenienti dalle domus de janas (Età del Bronzo), dall'insediamento abitativo di Mante Zuighe e soprattutto dal Nuraghe Fontana, che sorge nelle vicinanze dell'abitato. Di particolare interesse e scientificamente valida la parte etnografica, che documenta i vari aspetti della cultura tradizionale: (intreccio, la filatura e la tessitura, pani e dolci, fabbigliamento.

5. Anela: Necropoli di Sos Furrighesos.
Da Ittireddu si esce in direzione sud, lungo la provinciale per Bono, che si percorre fino al passo di Sa Fraigada (circa otto chilometri), dove si svolterà a sinistra nella provinciale, solo in parte asfaltata, per Nughedu di San Nicolò e Anela. Dopo circa cinque chilometri, appena varcato il ponte sul Rio Butule, si piega a destra in uno sterrato cui si accede attraverso un cancello: proseguendo per circa due chilometri, superata una casa colonica, ci appaiono a destra, scavaLe in un alto costane dì roccia trachitica, le Domus do janas di Sos Furrighesos. Questa necropoli, ubicata in comune di Anela proprio al confine con quello di Nughedu di San Nicolò, resta a tutt'oggi, benché ripetutamente danneggiata dai vandali, una delle più suggestive dell'isola, sia per la ricchezza e la varietà delle decorazioni sia per gli evidenti segni di riutilizzazione che attestano una continuità di frequentazione nella zona, dal Neolitico in poi. Si tratta di una ventina di tombe che presentano in prevalenza una planimetria semplice (pianta a T, con anticella, camera centrale e due o tre celle laterali), ingresso spesso sopraelevato di due-tre metri rispetto al piano di campagna e portelli talvolta rincassati lungo le facce interne dell'architrave e degli stipiti per (applicazione della lastra di chiusura. Di particolare interesse la tomba VIII, la cui camera principale presenta tre pareti pressoché interamente ricoperte di incisioni a martellina a forma di U, disegno che rappresenta la stilizzazione estrema del simbolo di fertilità delle corna di toro, e il pavimento costellato di decine di piccaLe conche o fossette dal significato magico-rituale non chiarito. La tomba IX, detta "Sa Tumba de Su Re°, è caratterizzata dal portale scolpito a "stele centinata", a imitazione delle tombe di giganti di età nuragica, il che conferma una riutilizzazione del sito in epoca posteriore: Le domus de janas sano infatti databili al Neolitico recente (Cultura di Ozieri: 3500-2700 a.C.) ma i materiali ceramici restituiti dalla necropoli coprono un periodo molto più vasto, che attraversa tutta (Età del Rame (Culture di Filigosa, di Monte Cloro, del Vaso Campaniforme) per approdare al Bronzo antico (Cultura di Bonnanaro). Anche altre tombe, come la II, la VI e la XI, presentano decorazioni di vario tipo: protomi taurine naturalistiche o stilizzate, false porte, segni di pittura rossa sui portelli esterni e sui soffitti delle celle.

6. Nughedu di San Nicolò: Domus de janas di Pudda.
Lungo la stessa strada provinciale che abbiamo lasciato per visitare la Necropoli di Sos Furrighesos si trova, circa sette chilometri più avanti, un
altro interessante complesso  di do mus de janas, quelle di Pudda o di Boleto, in territorio di Nughedu di San Nicolò.

Nughedu di San Nicolò: una delle domus de janas di Pudda

La necropoli, già nota nella prima metà del secolo all'archeologo Taramelli, presenta vari ambienti puricellulari scavati nella roccia a imitazione delle case dei vivi, con volte sostenute da pilastri accuratamente lavorati.



7. Ozieri: Museo archeologico.
Si percorre adesso l'ultimo tratta della piccola strada provinciale imboccata al passo di Sa Fraigada, fino a incontrare la provinciale Bultei-Ozieri: qui si svolterà a sinistra e, attraversato l'abitato di Nughedu, si raggiungerà Ozieri dove, nel centro storico, all'interno del convento di San Francesco, sono stati ricavati i locali che ospitano l'importante Museo archeologico. Il Museo offre una visione d'insieme dei centri archeologici della zona e raccoglie anche materiali provenienti da collezioni private. Fa capo al centro di cultura polivalente "San Francesco", che ha sede nell'ala sinistra del Convento dei Minori Osservanti, un edificio di impianto cinquecentesco ma che conserva anche strutture del XVII e XIX secolo. La sala I raccoglie i materiali dell'età prenuragica: nelle tre vetrine sono esposti reperti neolitici (6000-2700 a.C.) rinvenuti nel territorio e in particolare materiali della "Cultura di Ozieri" (3500-2700 a.C.) restituiti dalle grotte e dalle domus de janas della zona. Nella sala II alcuni pannelli illustrano lo sviluppo dell'età nuragica, mentre altre vetrine espongono materiali ceramici tipici dell'Età del Bronzo medio e recente. La sala III è dedicata al periodo ramano, e si articola in due parti: la prima illustra la colonizzazione del territorio attraverso grafici e presenta l'esposizione di materiali provenienti da abitati e da luoghi di culto; la seconda è dedicata alla viabilità, ricostruita anche grazie alle pietre miliari iscritte.


 
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