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Comune di Aggius |
II paese, ai piedi di un'alta massa granitica, il Monte La Croce, irta di guglie e di confusi ammassi di rocce aspre per i segni di antiche fratture, si distende ai margini di un pianoro boscoso delimitato, a nord, da una successione d'altri rilievi rocciosi che formano una corona dal profilo dentato. Poco oltre, a nord ovest, si apre la valle del Rio Turrali; qui lontanissimi rivolgimenti geologici hanno fatto precipitare dalla cima dei monti giganteschi massi di granito che, sparsi nella piana e modellati dal vento in forme bizzarre, compongono un paesaggio lunare di bellezza non ordinaria: non senza motivo il luogo è stato chiamato Valle della Luna o Piana dei Grandi Sassi.
L'abitato, oggi dilatato dal recente sviluppo edilizio, conserva le belle strade del passato (ripide quelle che salgono verso le pendici della montagna), le sue belle case di granito a vista, le cui facciate, come volevano gli usi architettonici della Gallura montana, sono spesso impreziosite, a rompere l'uniformità del granito a vista, da lunghe balconate di legno. Ha belle linee settecentesche la chiesa parrocchiale di Santa Vittoria, il cui impianto originario risale al XVI secolo; di notevole interesse il fonte battesimale ligneo, pregevole opera settecentesca. Di grande dignità il palazzotto ottocentesco del Municipio; alcune targhe vi ricordano Garibaldi, che del paese fu spesso ospite.
Questi luoghi conobbero antichissi¬mi insediamenti umani: nel territorio restano tracce di vita comunita¬ria di età prenuragica; la civiltà nuragica vi lasciò, in posizione dominante, il Nuraghe Li Parisi, che dove va essere una struttura di avvistamento; oggi ne restano, per due metri di altezza, gli avanzi dell'opera muraria. I romani si fermarono poco lontano, a Tempio, dove fondarono l'insediamento di Gemellae. Nel Medioevo Aggius fu un centro di qualche importanza, probabilmente il capoluogo della curatoria di Gemini, nel Giudicato di Gallura. Sotto la dominazione aragonese, a partire dal XIV secolo, il borgo s'ingrossò rapidamente per effetto dello spopolamento delle coste; conobbe tuttavia scorrerie piratesche, devastazioni, pesti.
Fra il Settecento e l'Ottocento il paese visse un'età turbolenta: fu covo di banditi e di contrabbandieri, residenza di sudditi indocili, tanto che nel 1802 il Governatore di Sassari, il conte di Moriana, fratello del viceré Carlo Felice di Savoia, minacciò di ridurre in cenere il paese e di disperderne gli abitanti. Fu minaccia inefficace: mezzo secolo più tardi, fra il 1849 e il 1857, buona parte delle famiglie di Aggius fu coinvolta in una sanguinosa faida fra i clan dei Vasa e dei Mamia-
Oggi Aggius è paese dagli usi cortesi che trova nell'agricoltura e nella pastorizia, oltre che, come in tutta questa parte della Gallura, nell'estrazione del granito, le condizioni di un moderato benessere. Qui conserva un ruolo importante, anche sotto il profilo economico, la tessitura artigianale di tappeti, arazzi e coperte, rigorosamente legata ai metodi tradizionali di lavorazione. Ne fa testimonianza la Mostra del tappeto aggese, che ogni anno resta aperta dal luglio al settembre (ne sono sede i locali della Pro Loco, nel Largo Andrea Vasa) e, manifestazione di forte richiamo, è ora in procinto di trasformarsi in mostra permanente.
Ad Aggius resta vivo l'amore per la musica vocale tradizionale, che qui ha speciale dignità: fino ad anni recenti ebbe larga fama, e non soltanto in Sardegna, il Coro di Aggius, che eseguiva con raffinata maestria brani tradizionali di grande potenza suggestiva e d'impianto armonico estremamente complesso. Gli antichi canti accompagnano ancora i riti della Settimana Santa, S'Iscravamentu (la Deposizione), la processione del Cristo morto, alcuni dei quali si svolgono nella chiesetta di San Pietro di Ruda, sulla strada per Trinità d'Agultu.
Nei dintorni del paese merita una visita attenta la Piana dei Grandi Sassi (lungo la strada per Trinità, a sette chilometri da Aggius): una vasta pianura punteggiata da rocce granitiche che paiono essere state sparse senz'ordine da una mano misteriosa. Non lontano dalla strada si leva una grande roccia detta, per la sua for¬ma, Testa di Fiatone o del Frate Cap¬puccino. La piana è ricca dì tafoni, cavità aperte nel granito dagli agen¬ti atmosferici, che in età nuragica furono utilizzate come sepolture.
Altamente suggestiva la strada pa¬noramica che descrive un ampio ferro di cavallo intorno al paese e, fra boschi di leccio e di castagno, sfiora i monti che lo circondano.