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Comune di Torralba |
La chiesa campestre di Nostra Signora di Cabu Abbas
Posto ai piedi d'un rilievo d'altezza modesta, il Monte Mura, Torralba ha intorno una pianura percorsa da piccoli corsi d'acqua e ricca di sorgenti, propizia così all'agricoltura come alla pastorizia, che in passato ebbe il nome di Caput Abbas (o Cabu Abbas). L'abitato è dominato da due chiese, poste entrambe su brevi rialzi del suolo, la parrocchiale intitolata a San Pietro Apostolo (che si affaccia su un piccola piazza), nelle cui strutture seicentesche si avvertono influenze gotiche e rinascimentali, e quella romanica di Sant'Andrea, da tempo in abbandono. Fu proprio per la fertilità del suolo e per la ricchezza d'acqua che il territorio di Torralba accolse, fin da età molto antiche, insediamenti umani dei quali restano importanti testimonianze, al punto che a questi luoghi è stato il nome di Valle dei Nuraghi: non senza motivo, poiché in una estensione limitata (poco più di 3500 ettari) si sono contati non meno di 30 nuraghi e una decina di tombe di giganti risalenti alla stessa età. Fra tutti assume speciale rilievo il Nuraghe di Santu Antine (o Reggia nuragica) , che per la sua struttura e la sua imponenza è fra i monumenti megalitici di maggiore importanza del Mediterraneo occidentale.
In posizione elevata, cosi da poter dominare una vasta area, è costituita da una torre centrale a tre piani, che raggiunge l'altezza di 18 metri, circondata da un bastione a pianta triangolare con tre torri agli angoli.
L'interno, dove si sovrappongono i tre piani, è attraversato da intricati corridoi dalla volta a ogiva costituita da grandi massi tenuti insieme dalla forza di gravità. Intorno vi sono i resti di un villaggio con capanne circolari, alle quali in età romana si aggiunsero altre costruzioni a pianta rettangolare.
Non lontano dalla Reggia nuragica è un monumento altamente suggestivo e di notevole interesse, la chiesa campestre romanica di Nostra Signora di Caput Abbas che, costruita nel Duecento, fu annessa a uno dei più antichi monasteri benedettini della Sardegna, al centro di un villaggio oggi scomparso. La facciata, di linee semplici, è movimentata da sottili lesene sormontate da archetti pensili. E' di età posteriore, forse del Seicento, una singolare figura antropomorfa che appare sul timpano.
A breve distanza dal paese, lungo la strada che conduce a San Pietro di Sorres, vi è la chiesa campestre seicentesca di Sant'Antonio Abate, che ha pianta a croce e contrafforti laterali. Alla chiesa, intorno alla quale la notte fra il 16 e il 17 gennaio si svolge la Festa di Sant'Antonio del Fuoco con grande falò rituale, sono affiancate le cumbessias destinate ad accogliere i fedeli che vi si recano in pellegrinaggio. Nel 1988 è stato aperto a Torralba il Museo della Valle dei Nuraghi, nel quale sono ordinati, insieme ad una rigorosa ricostruzione della Reggia Nuragica di Santu Antine, reperti archeologici, dall'età prenuragica a quella medioevale, trovati nel territorio. Alla sezione archeologica se ne aggiunge una etnografica di grande interesse.