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Comune di Buddusò |
Le domus de janas della necropoli di Ludurru
Questo paese, adagiato su un grande altipiano fitto di boschi, di macchia, di rocce, in passato dispose di un territorio vastissimo e discontinuo (poco meno di 40.000 ettari), la cui estensione si è andata per gradi riducendo, via via che le sue frazioni più remote acquistavano l'autonomia; l'ultima secessione è stata quella di Padru, divenuto comune nel 1996.
Quel che gli resta di quel piccolo impero, che giunse a contare oltre 7000 abitanti, è pur sempre una regione vasta e bellissima in grado di garantire a Buddusò, con i suoi pascoli, le sue sugherete e le sue cave di granito, un solido benessere.
Qui, dalle alture poste al confine fra Buddusò e la provincia di Nuoro, hanno origine il Tirso (le sue sorgenti sono chiamate "Fonti della salute"; poco più a valle il fiume è già in grado di alimentare il Lago artificiale di Sos Canales, che fornisce ai paesi del Goceano l'acqua di cui hanno bisogno) e il Rio Altana, che corre verso le terre della Baronia, dove si getta nel lago del Posada.
L'abitato, attraversato dalla strada che conduce a Pattada e da quella che collega Monti con Bitti e Nuoro, conserva il suo nucleo storico dalle belle case di granito, intorno al quale oggi si affollano in buon numero i nuovi edifici.
Di granito è anche la facciata della chiesa parrocchiale intitolata a Sant'Anastasia, che ha accanto una bassa torre massiccia alla quale si affianca un alto campanile.
Nella chiesa si conservano due quadri, che portano la data del 1754, del pittore napoletano Gerolamo Ruffino.
Alcune altre tele dello stesso pittore, oltre ad affreschi del Seicento e dell'Ottocento, si trovano nella chiesa seicentesca di San Quirico, probabilmente costruita su una struttura precedente.
Di notevole interesse le testimonianze d'insediamenti umani d'età prenuragica e nuragica che restano sul vasto altipiano.
A lato della strada che porta a Bitti, a pochi chilometri da Buddusò, si leva il Nuraghe di Loelle.
Il nuraghe, costruito in granito, ha un corpo trilobato addossato alla roccia.
A destra dell'ingresso, la scala che conduce a un corridoio superiore, che raggiunge la torretta di avvistamento e prosegue verso la torre centrale, attualmente inaccessibile. Intorno al nuraghe i resti di alcune capanne indicano l'esistenza di un villaggio. A qualche distanza dalla stessa strada, nel folto di una sughereta, si trova il Dolmen di Su Laccu, costituito da due lastroni che sfruttano come piano di appoggio, la roccia affiorante; il lastrone di copertura è leggermente obliquo.
Poco lontano, un secondo dolmen, detto di Sos Monimentos, sorge accanto a quelli che sembrano essere i resti di una necropoli, di un menhir e di altre strutture di funzione incerta.
A poche centinaia di metri dal paese vi è la Necropoli di Ludurru, costituita da quattro ipogei che si aprono in un ammasso granitico e da altri due posti a qualche distanza dai primi.
L'ipogeo di maggior rilievo comprende due ambienti comunicanti. Nella cella principale è evidente la riproduzione di una capanna. Sulla volta della cella più interna resta una decorazione dipinta a linee parallele di colore rosso.
Ad anni alterni, nel mese di giugno, a Buddusò si svolgono due manifestazioni che vogliono essere un atto d'omaggio a due tradizioni artigiane locali, la lavorazione del legno e quella del granito.
Negli anni dispari il paese accoglie il "Symposium internazionale sul granito": per tre settimane a partire dall'ultima domenica di giugno, artisti italiani e stranieri scolpiscono, nelle cave dei dintorni e in vari luoghi dell'abitato, grandi blocchi di granito; il tema è libero.
La manifestazione, che richiama artisti di fama internazionale, comprende anche dibattiti, convegni, concorsi riservati a studenti universitari di architettura, ingegneria, design.
Negli anni pari si tiene, con modalità non molto diverse, il "Symposium internazionale sul legno".
Agli artisti il materiale viene fornito dagli organizzatori: un tronco di castagno sardo alto due metri per le opere a tutto tondo e, per i bassorilievi, una grande tavola di castagno.