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Comune di Ploaghe |
L'Oratorio del Rosario
Prossimo alla sommità d'un vulcano spento (il Monte San Matteo) lungo i cui fianchi si distende, Ploaghe guarda su un vasto succedersi di colline, più alte e aspre a nord, verso il confine col territorio di Osilo, via via più basse e lente ad est, verso la Piana di Chilivani.
I luoghi, grandi estensioni di pascoli bene ordinati, suggeriscono l'idea di un'antica opulenza pastorale: idea che non deve essere del tutto priva di fondamento, se il paese, diversamente dalla maggior parte degli altri in questa regione, non ha visto diminuire la sua popolazione.
Ploaghe, rinata dopo le distruzioni inflittele dai Vandali, fu sede vescovile dal 1073 al 1503, capoluogo d'una curatoria in età giudicale e poi centro di potere baronale.
L'abitato conserva, raccolti in poco spazio, i segni di un passato di grande decoro: su un'ampia piazza al centro del paese si affacciano la bella chiesa parrocchiale di San Pietro Apostolo (una porta laterale la collega all'antico cimitero), i due Oratori del Rosario e di Santa Croce sorti ai suoi lati, la casa parrocchiale che ora ospita la Pinacoteca Spano, donata al paese dal suo cittadino più illustre, il canonico Giovanni Spano (1803 -
Gli edifici religiosi offrono tutti qualche motivo d'interesse.
La Chiesa di San Pietro fu costruita nel XVII secolo: in seguito le fu aggiunta una terza navata.
All'interno si conservano arredi di qualche pregio, fra i quali un coro ligneo del Seicento, opera di artigiani locali, e un'antica acquasantiera ritenuta di epoca lombarda.
Fino a qualche tempo fa vi trovava posto un importante dipinto cinquecentesco, una Sacra Famiglia del "Maestro di Ozieri", ora sottoposto a restauro presso la Soprintendenza di Sassari.
Al Seicento risalgono anche i due oratori ai lati della chiesa; in quello del Rosario, che ha un'unica navata con volta a botte, è custodito un pregevole altare maggiore di legno dipinto.
Singolare il Cimitero monumentale, costruito nell'Ottocento: la struttura è quella di una chiesa a navata unica, priva di copertura; nelle cappelle laterali sono murate lapidi sulle quali sono incise belle epigrafi in un logudorese fortemente latineggiante, che furono dettate dal canonico Spano e dal suo amico "rettore" Cossu, a quel tempo parroco di Ploaghe.
La Pinacoteca, attualmente ospitata nella casa parrocchiale, raccoglie una cinquantina di quadri di notevole pregio, fra i quali un San Domenico di Francesco Traini, una Madonna con Bambino di un pittore tedesco del Quattrocento e parte di un retablo del pittore cagliaritano del Cinquecento Michele Cavare.
Sorge nell'abitato anche il Convento dei Cappuccini, uno dei più grandi della Sardegna, che fu costruito intorno alla metà del Seicento.
A pochi chilometri dal paese, intorno al luogo in cui sorgeva il villaggio di Salvenero, scomparso alla fine del Settecento, vi sono due belle chiese medioevali.
La prima. San Michele di Salvenero, costruita fra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, subì in seguito pesanti manomissioni.
Di particolare interesse le tre absidi in bianchi conci di calcare.
Più recente, poiché fu costruita nel Duecento, la vicina Chiesa di Sant'Antonio di Salvenero.
Nel Settecento furono addossati ai suoi fianchi due edifici, che dell'antica chiesa lasciano visibili soltanto la facciata e l'abside, entrambe a fasce alternate di trachite rossa e di calcare.
Nel territorio di Ploaghe sono molto numerose le testimonianze della presenza dell'uomo in età antichissime: intorno al 1920 vi furono rilevati 57 nuraghi.
Uno d'essi, il Nuraghe Attentu, fu oggetto di scavi, nell'Ottocento, da parte del canonico Giovanni Spano.
È costituito da una torre principale intorno alla quale sorgevano altre torri secondarie, probabilmente tre, soltanto due delle quali ancora visibili.
In anni recenti, a pochi chilometri dal paese, è stata scoperta un'antica sepoltura, la Tomba di Mulinu, di un tipo che non ha in Sardegna altri esempi.
Ha un unico ambiente dalla volta in pietra pomice.
Si ritiene che la tomba risalga all'Alto Medioevo, probabilmente all'età bizantina.
Ploaghe ha in comune con Sassari e Nulvi la tradizione della Processione dei Candelieri, che si svolge ogni anno, come atto di ringraziamento, dal 1580, quando il paese fu risparmiato dalla peste.
Il rito viene celebrato due volte: in occasione del Corpus Domini e il 14 agosto, vigilia della festa della Madonna Assunta.
I Candelieri, riccamente decorati , sono due e rappresentano i "gremi" dei pastori e dei contadini.