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Comune di Banari |
Il settecentesco Palazzo Corda, oggi sede dei Comune
Banari sorge su un suolo tormentato, dove le alture di trachite si alternano alle valli percorse da piccoli corsi d'acqua, in una successione cosi fitta da rendere estremamente tortuosa la sola strada, quella che correndo fra i modesti rilievi del Meilogu collega Siligo con Ittiri, che attraversi l'abitato. Paese non ricco (ha perso poco meno della metà dei 1205 abitanti che contava nel 1962), ha tuttavia un centro storico di grande decoro architettonico, che conserva bei palazzi signorili costruiti fra il XIII e il XVIII secolo e mantiene netta la distinzione fra la parte del paese (basse case a un solo piano costruite lungo stradine strette a ridosso del colle) che fu abitata dai poveri, e quella nella quale ebbero le loro residenze le famiglie nobili o ricche.
Questo antico impianto urbanistico, sicuramente non ugualitario, ha origini storiche. La nascita del borgo, in età medioevale, fu infatti connessa all'ampliarsi della potenza degli ordini monastici che s'erano insediati nei grandi conventi posti più a nord: i Vallombrosani del convento di Salvenero (nel territorio di Ploaghe), e i Camaldolesi di Saccargia (Codrongianos). Apparteneva ai primi il monastero del quale restano le rovine intorno alla bella chiesa romanica di Santa Maria di Cea, a qualche distanza dal paese; ai secondi la Chiesa di San Michele e la parrocchiale di San Lorenzo, delle cui origini romaniche si possono trovare ormai soltanto pochi indizi nell'abside. Nei secoli successivi Banari fece parte del dominio dei Doria; in seguito, sotto la dominazione aragonese, fu compresa, insieme a Siligo, nella contea di Villanova Montesanto, feudo degli Alagon.
Nel 1796 aderì ai moti antifeudali promossi da Thiesi e si uni a Giovanni Maria Angioi nella sua sfortunata impresa.
L'economia del paese non è particolarmente florida: le attività prevalenti sono rimaste per lungo tempo, e in parte sono ancora, l'agricoltura e l'estrazione, nelle numerose cave aperte di tempo in tempo intorno al paese, della bella trachite rossa con la quale si sono costruiti le case e i palazzi signorili. In passato, fino a qualche decennio fa, ebbe qualche rilievo anche la lavorazione artigiana della terracotta: a Banari si producevano tegole, mattoni, fornelli che venivano venduti in tutta l'isola.
Se del passato non si sono conservate le ricchezze che pure vi dovettero essere, sono però rimaste testimonianze di grande dignità nei bei palazzi del vecchio centro. Risale al Settecento il Palazzo Corda, oggi sede del Comune, che si affaccia su due piazze e sulla via principale del paese. All'interno la pavimentazione, le scale, le volte a botte sono realizzate in trachite rossa; molto belle le sale ora adibite a biblioteca e ad aula consiliare. Al Comune, che lo ha acquistato e ne ha curato il restauro, appartiene anche il Palazzo Solinas-
Adagiata nel fondo di una valle, a lato della strada che porta ad Ittiri, è la chiesa di Santa Maria di Cea, che dipendeva dal Convento di San Michele di Salvenero dei monaci vallombrosani. La chiesa, non grande, è di belle linee romaniche; un'iscrizione sulla facciata reca la data del 1260. Intorno alla chiesa sono in corso gli scavi intesi a riportare in luce i resti del villaggio di Cea, che sorgeva in questo luogo fino alla prima metà del Cinquecento. I dintorni di Banari hanno anche altre attrattive: le Alture di Corona Alta e di Sa Silva, l'Oasi di protezione faunistica di Badde Manna, di notevole interesse naturalistico, il Rio de S'Adde, ricoperto, in primavera, da una distesa di ranuncoli selvatici.
Banari è oggi un centro di grande vivacità culturale. Ogni anno, in settembre, vi si svolge una manifestazione, "Banari Arte", che per tutta una settimana coinvolge l'intero paese: nel corso della rassegna si svolgono proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali, concerti, e artisti d'ogni parte d'Italia eseguono, in una sorta di grande laboratorio all'aperto, sculture e affreschi. Ad artisti e a visitatori offrono ospitalità, accogliendoli nelle loro case, gli abitanti del paese.