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Comune di Ittiri |
La chiesa romanica di Nostra Signora di Coros
A questo paese è associata un'idea di opulenza che ha fondamento nel suo territorio, una regione collinare vasta e fertile ricca di corsi d'acqua e di sorgenti, nella consistenza del suo patrimonio in bestiame, nel gran numero delle attività commerciali, artigiane, industriali, che vi si svolgono, e che trova conferma nell'aspetto stesso del suo abitato, dove sono numerosi i begli edifici ottocenteschi che furono, o sono ancora, le dimore d'una solida borghesia di matrice agraria.
La nuda trachite delle facciate rivela l'abilità degli scalpellini che la lavorarono: Ittiri vanta in questo campo un'antica tradizione che la scuola professionale che vi opera intende tenere viva e consolidare.
Il territorio fu popolato fin da età antichissime: conobbe insediamenti di qualche consistenza in età nuragica, i romani vi istituirono una stazione di posta, vi fu fondata una città (Coros, a breve distanza dall'attuale Ittiri) che in età giudicale fu capoluogo della curatoria, i monaci cistercensi vi costruirono chiese e monasteri: dopo la caduta del Giudicato di Torres questi luoghi furono per lungo tempo oggetto di contesa fra i Doria, gli Arborea e gli aragonesi i quali, sconfitti gli avversari, nel Cinquecento riunirono Ittiri e Uri in una baronia che un paio di secoli più tardi il governo sabaudo trasformò in contea e concesse in feudo ai Ledà-
Di queste lontane vicende restano numerose testimonianze.
Oltre a una ventina di nuraghi di diversa struttura e di vario grado d'interesse, nel territorio di Ittiri vi sono due necropoli di notevole rilievo.
A qualche centinaio di metri dall'abitato si trovano gli ipogei di Musellus, una serie di tombe di epoca prenuragica scavate nella roccia, sicuramente riutilizzate in età medioevale, come dimostrano le modifiche operate in alcuni ambienti e, soprattutto, la croce incisa sull'architrave dell'ingresso di uno degli ipogei.
A breve distanza vi è una sepoltura di età nuragica: è una tomba a corridoio costruita con grandi lastre di trachite infisse nel terreno. A qualche chilometro dal paese, e a qualche distanza dalla strada per Banari, vi sono le Domus dejanas di Ochila scavate in una parete di roccia calcarea. La necropoli comprende otto tombe, due delle quali di notevole interesse per la complessità della pianta e per gli elementi decorativi che le ornano.
Non pochi, e di grande rilievo, anche i monumenti medioevali. Sulla riva del Lago artificiale del Cuga, a circa quattordici chilometri da Ittiri, sorge la chiesa campestre di San Leonardo, costruita in età medioevale più a valle, in un luogo ora sommerso dall'acqua del bacino.
Una trentina d'anni fa, prima che l'invaso fosse riempito, la chiesetta fu demolita e poi ricostruita nel luogo dove ora si vede. Della struttura originaria restano soltanto la facciata e i muri laterali. A qualche distanza dal paese, non lontano dalla strada per Banari, si trova la chiesa romanica di Nostra Signora di Coros, costruita dai monaci cistercensi nella prima metà del Duecento.
Della struttura originaria le modifiche che l'edificio ha subito hanno lasciato integri i muri laterali e la volta a botte.
Recentemente è stato ricostruito, con qualche arbitrio, anche il piccolo monastero annesso alla chiesa.
Lungo la strada per Uri, a 6 chilometri da Ittiri, si trovano i resti dell'abbazia cistercense di Santa Maria di Paulis, che il giudice di Torres Gomita II fece costruire nel 1205 e affidò poi ai monaci cistercensi.
Dell'edificio, a tre navate, lungo 36 metri e largo 14, restano soltanto parti del transetto e della navata destra.
Ogni anno, l'ultima settimana di agosto, per iniziativa dell'associazione culturale Ittiri Cannedu che ha partecipato a numerose rassegne folcloristiche regionali e nazionali e rappresentato l'Italia in festival internazionali, il paese ospita la "Ittiri Folk Festa" che si svolge in due giornate e richiama numerosi gruppi italiani e stranieri.
Si svolge invece nella prima decade di agosto la manifestazione musicale "Ittirit-