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Comune di Perfugas |
Il Museo archeologico e paleobotanico
Posto sul confine orientale dell'Anglona (le sue terre confinano, ad est, con quelle di Bortigiadas e, per un breve tratto, con quelle di Tempio), dalla terrazza su cui si distende Pèrfugas guarda sulle valli percorse dal Coghinas e dai suoi affluenti.
Ha intorno una regione collinare alla quale l'abbondanza d'acqua non ha dato grande ricchezza.
Nella seconda metà dell'Ottocento una società genovese vi tentò la coltivazione del tabacco su un'estensione di oltre un migliaio di ettari, ma in breve tempo fu costretta a desistere.
In seguito, nei primi decenni del Novecento, nelle zone più fertili delle campagne sorsero piccoli nuclei abitati che diedero vita a modeste imprese contadine.
Il centro di Pèrfugas, raccolto intorno alla vecchia strada che collegava Sassari con Tempio, ha una bella chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria degli Angeli che, costruita nel Cinquecento in stile gotico-
Vi si conserva un'importante opera cinquecentesca, il retablo di San Giorgio, di un pittore anonimo che si ispirava al "Maestro di Ozieri".
La grande struttura a telaio gotico comprende 51 dipinti. Originariamente il retablo era custodito nella chiesa cinquecentesca intitolata a San Giorgio, notevole documento dell'architettura gotico-
Al centro dell'abitato, di fronte alla chiesa parrocchiale, si trova un monumento d'età nuragica di grande interesse, il pozzo sacro detto "Predio Canopoli", scoperto casualmente nel 1923 nell'area di un giardino privato.
È costituito da un'area rettangolare con sedili laterali, un altare per le offerte e il pozzo, del diametro di circa 2 metri, al quale si accede scendendo 8 gradini.
Intorno, oltre ad altre strutture di probabile carattere sacro, vi sono i resti di abitazioni d'età nuragica e romana.
Il territorio di Pèrfugas è sorprendentemente ricco di testimonianze della presenza umana in età lontanissime.
Nella regione alluvionale fra il Rio Altana e il Rio Anzos sono stati trovati, in anni recenti, utensili di selce scheggiata con la percussione diretta su un'incudine che hanno permesso agli studiosi di retrodatare di almeno 150.000 anni la presenza dell'uomo in Sardegna, facendone risalire i primi esempi, non all'età neolitica (6000 a.C.), come s'era sempre creduto, ma al Paleolitico inferiore, quindi a un'età compresa fra i 350.000 e i 100.000 anni fa.
Vengono attribuite alla "Cultura di Ozieri" (Neolitico recente: 3500 -
La tomba deve il suo nome alle due spirali rivolte verso il basso, che sembrano alludere alle corna dell'ariete o del muflone, scolpite nella roccia di una delle celle.
Non è lontana dalle domus dejanas di Niedda una fonte nuragica, monumento dedicato al culto delle acque non frequente in Sardegna.
A pianta ellittica, ha il prospetto lungo 5 metri composto da quattro file di blocchi di pietra squadrati con cura.
All'interno ha una canaletta destinata a raccogliere l'acqua della vena sorgiva e una rozza scaletta.
Di natura diversa, ma di non minore interesse, sono gli abbondanti resti dì foresta fossile, in parte ancora interrati, che si trovano lungo l'argine del Rio Altana.
Un consistente patrimonio di reperti archeologici trovati nel territorio, come anche di avanzi della Foresta pietrificata, corredato di fotografie, didascalie, pannelli, è ordinato nel Museo archeologico e paleobotanico di Perfugas, recentemente sottoposto a lavori di restauro.