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Comune di Bottida |
Il paese visto dalia valle, Sullo sfondo il Monte Corona
Posto alle pendici meridionali di una modesta altura (il Monte Corona, che pare debba il suo nome al nuraghe, oggi in rovina, che si levava sulla sua sommità), il paese si affaccia sugli ultimi lembi, verso sud-
Come Bono, dal quale lo divide una breve distanza (appena un chilometro in linea d'aria, ma cinque di strada tortuosa), ha alle spalle le rocce e i boschi del Monte Rasu .
E alle foreste, oltre che alla pastorizia, è in larga parte legata la sua vocazione originaria: fra il territorio di Bottidda e quello di Bono è divisa la Foresta di Monte Pisano.
Tutta quest'area conobbe insediamenti umani fin da età remote (sono numerosi i nuraghi, benché quasi tutti diroccati o in cattivo stato di conservazione), ne fu abbandonata sotto la dominazione romana e in età medioevale, quando fece parte della curatoria di Anela nel Giudicato di Torres.
L'abitato non ha emergenze architettoniche di rilievo che non siano quelle rappresentate dalla chiesa parrocchiale, intitolata alla Madonna del Rosario, e da quella di Sant'Antonio Abate, che ogni anno, fra il 16 e il 17 gennaio, è il centro della festa del santo, celebrata in gran parte dei paesi della Sardegna, ma che assume particolare importanza in questo comune, già da tempo inteso al recupero di tradizioni, d'usi e di riti del passato.
A qualche chilometro dal paese, non lontano dalla vetta del Monte Rasu, si trovano, oggi inclusi in un proprietà privata, la Fattoria Giannasi, i resti di un convento francescano che la tradizione vuole sia stato fondato nel 1233 dal beato Giovanni Parenti, discepolo di san Francesco e suo primo successore alla guida dell'Ordine dei Minori.
Il convento ospitò la comunità francescana fino al 1769, quando i frati si insediarono a Bottidda, nell'attuale Chiesa di Sant'Antonio. Prossima al convento è la chiesetta campestre di Santa Maria degli Angeli, costruita nel Duecento ma snaturata da un novecentesco restauro d'ispirazione neogotica.