La città e il porto visti dal marei
Posta all'estremità orientale della baia alla quale da il nome, Alghero gode degli straordinari privilegi che la natura e la storia le hanno concesso. Privilegiata è la sua posizione: la città, alle cui spalle sono le fertili pianure della Nurra e, più a sud, la grande distesa verde di antichi oliveti, si affaccia sul mare e guarda verso la barriera di spettacolari formazioni rocciose che da nord-ovest la protegge dalle raffiche impetuose del maestrale, le bianche falesie della Punta del Giglio [il e di là da queste, oltre la baia di Porto Conte, l'imponente sperone roccioso di Capo Caccia, nei cui fianchi la violenza assidua del mare, cospirando con le segrete vene d'acqua che corrono nel sottosuolo, ha scavato la celebre Grotta di Nettuno, che penetra profondamente nella roccia con una stupefacente successione di ambienti vastissimi, di laghi sotterranei, di elaborate sculture di concrezioni calcaree. A breve distanza da questa, ma sull'altro lato del promontorio roccioso e una settantina di metri più in alto, si apre un'altra grande cavità, la Grotta Verde, che ha offerto agli studiosi un ricco patrimonio di reperti che documentano la presenza dell'uomo nella regione fin dal Neolitico antico. E, tutt'intorno ad Alghero si distende una costa fra le più belle della Sardegna, ricca d'insenature, di splendide spiagge, di alte scogliere.
Ma la città stessa, non meno dei luoghi che la circondano, possiede innumerevoli fonti di suggestione e motivi d'interesse. Il suo centro storico, sicuramente fra i più belli della Sardegna, ha conservato integra l'antica coerenza architettonica. Vi è ancora evidente l'impronta catalano-aragonese, che si manifesta nell'architettura di palazzi, chiese, fortificazioni, oltre che negli usi e nella parlata degli algheresi.
Un'antica strada del centro storico
Chi entri nell'Alghero antica attraverso la Porta a Mare, che collegava il porto col cuore della città murata, giunge nell'armoniosa Piazza Civica, che oggi è in qualche modo il salotto degli algheresi, sulla quale si affaccia il Palazzo d'Albis, bell'edificio in stile gotico-aragonese del XVI secolo che fu residenza del governatore della città; più tardi vi soggiornò il viceré sabaudo, che prestava giuramento ad Alghero prima d'insediarsi a Cagliari. Ad una delle belle finestre gotiche del Palazzo d'Albis, secondo una leggenda che trova qualche credito, si affacciò nel 1541 il sovrano di Spagna Carlo V, che aveva sostato ad Alghero durante la sfortunata impresa di Tunisi.
Non lontano, dal lato opposto, si apre la piccola piazza del Duomo, dominata dalla Cattedrale di Santa Maria, bella chiesa che subì diversi rifacimenti. Dell'originale impianto gotico-catalano, che risale alla metà del XVI secolo (ma le strutture più antiche, di una primitiva chiesa parrocchiale, sono del XIV secolo), oggi sono riconoscibili soltanto l'ampio presbiterio e il campanile a pianta ottagonale sopra la cappella absidale. La cattedrale fu consacrata fra il 1593 e il 1594; in seguito, dopo imponenti e interminabili lavori di restauro e ristrutturazione, dovette essere di nuovo consacrata nel 1730. La facciata neoclassica è del tardo Ottocento. Poco oltre la cattedrale, nella via Principe Umberto, sorge il Palazzo Machin, che oggi viene chiamato Casa Doria, bell'edificio del XVI secolo nel quale si fondono la cultura architettonica catalana e quella aragonese; ha belle finestre gotiche e portale catalano. Sulla piazza Vittorio Emanuele si affaccia il Teatro Civico, unico teatro in legno ancora esistente in Sardegna. Fu ultimato nel 1860 (ma il progetto risaliva a molti anni prima) dal cagliaritano Dessi Magnetti che costruì il palcoscenico. Il teatro, la cui facciata è di taglio rinascimentale, ha quattrocento posti, con tre file di palchi e il loggione. Danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, fu poi restaurato. Nella vicina piazza Ginnasio sorge la Chiesa di San Michele, in stile barocco, che ha la cupola rivestita di ceramica policroma. Lungo la via Carlo Alberto s'incontra la Chiesa di San Francesco, che deve essere considerata uno dei capolavori architettonici esistenti in Sardegna. La costruzione si compì in due fasi, la prima nella seconda metà del XIV secolo, la seconda verso la fine del XVI:
è del Trecento la parte inferiore della facciata decorata da un rosone romanico; la parte superiore è una soprae-levazione del tardo Cinquecento. Di linea severa l'interno a tre navate. L'attiguo chiostro romanico, restaurato con grande rigore, è di frequente la suggestiva cornice di manifestazioni musicali e d'incontri culturali.
La spiaggia di San Giovanni
La città fu dominio dei genovesi Doria dai primi anni del XII secolo, e poi, dal 1353, degli aragonesi, che esercitarono con durezza il loro potere. Ai dominatori, tuttavia, la città dovette la cerchia di fortificazioni che la cinse fino a quando, nel corso dell'Ottocento, ne fu abbattuta gran parte. Oggi ne restano i Bastioni, numerose torri e un breve tratto delle antiche mura. A segnare l'angolo settentrionale della cinta delle fortificazioni vi è il Forte della Maddalena, complesso nel quale è inglobata la Torre della Maddalena e che si leva massiccio sul porto. I Bastioni, che per un lungo tratto dividono la città dal mare, sono diventati una passeggiata di grande suggestione. Dal tratto che si leva sulla più antica banchina del porto, i Bastioni Magellano, si gode una splendida vista su tutto il golfo, fino alla spiaggia di San Giovanni e ancora oltre. Proseguendo, dopo i Bastioni Pigafetta si trovano quelli intitolati a Marco Polo, che vanno dalla Torre di San Giacomo alla facciata del vecchio ospedale marino Regina Margherita. Questo tratto dei Bastioni comprende un primo slargo, chiamato Bastione di San Giacomo, quindi il Bastione del Mirador, infine il Bastione delle Salve, sul quale erano installati i cannoni ai quali spettava il compito di sparare le salve di saluto della piazzaforte. L'ampia cerchia dei Bastioni si conclude con i Bastioni Cristoforo Colombo, che sfociano nell'ampia piazza Sulis, dove la Torre dell'Espero Reial (ma più comunemente viene chiamata Torre di Sulis, perché per ventidue anni, dal 1799 al 1821, vi fu tenuto prigioniero il patriota cagliaritano Vincenzo Sulis) ne segna il punto terminale. Dal lato opposto a quello del mare, lungo il perimetro delle antiche mura, restano la Torre di Porta a Terra, costruita nel Quattrocento per iniziativa della comunità ebraica algherese, e la Torre diSan Giovanni, massiccia costruzione a pianta circolare.
D'interesse non minore, e di bellezza non ordinaria, sono la costa che si distende a sud e a nord della città e il territorio alle sue spalle. A sud la costa, lungo la quale corre la strada per Bosa, è segnata dalla fitta successione di piccole insenature di Cala Bona. A monte della strada si aprono, tra la folta macchia, numerose grotte abitate fin dall'età prenuragica. A nord, fin dal limite della città, si apre l'ampio arco delle spiagge - quella di San Giovanni prima, e poi quella di Maria Pia, protette per lunghi tratti da dune e da pinete - che si conclude in prossimità di Fertilia. Alle spalle del tratto terminale vi è la vasta distesa d'acqua dello stagno di Calich, nel quale sfociano alcuni corsi d'acqua e che collegato al mare da un canale. Più oltre, la strada che collega Alghero con Porto Conte e Capo Caccia è fiancheggiata dalla rigogliosa pineta di Arenosu. Non lontano, sulla sinistra, si trovano le spiagge delle Bombarde e della Cala del Lazzaretto, sulla quale si leva una torre seicentesca. Pochi chilometri più avanti, ma a destra della strada, vi è il Nuraghe Palmavera, esempio di nuraghe complesso di grande interesse. È composto da due torri; quella centrale, più antica, risale al XV secolo a.C. (Età del Bronzo medio); a questa, circa tre secoli più tardi, furono aggiunte una nuova fascia muraria di forma ellittica e una seconda torre a protezione dell'ingresso. Intorno al nuraghe vi era un villaggio ancora in fase di scavo e del quale non si conosce l'effettiva estensione. Pochi chilometri più avanti si apre la splendida Baia di Porto Conte, che per la sua grande suggestione il geografo Tolomeo chiamò Portus Nympharum.
La costa verso Capo Caccia
La baia, rinserrata da alture che la riparano dai venti e ne fanno un porto naturale apprezzato fin dall'età romana per le sue eccezionali caratteristiche, si prolunga per sei chilometri ed in larghezza misura poco più di due chilometri.
La strada corre poi lungo una pineta (la Pineta Mugoni) che protegge da nord la spiaggia che segna il limite nord-orientale di Porto Conte. Poco più avanti si giunge al confine della Foresta demaniale Porto Conte-Le Prigionette, un tempo chiamata "Arca di Noè": è un'area di ripopolamento e rimboschimento dell'estensione di 350 ettari, interamente recintata, popolata da cavallini della Giara, daini, mufloni, donnole, cinghiali. Le Prigionette fanno parte della vasta zona di Capo Caccia dichiarata oasi permanente di protezione faunistica. Superata una breve salita, si giunge a Tramariglio, che in passato fu sede di una colonia penale ed ora è un centro turistico (sorto utilizzando in parte le strutture penitenziarie) con un piccolo porto attrezzato. Su un piccolo promontorio si leva una torre spagnola, costruita alla fine del Cinquecento. Presso Tramariglio ha sede il centro internazionale Porto Conte Ricerche, nel quale si conducono studi di biologia marina e di agro-informatica. La strada si spinge fino alla punta di Capo Caccia, imponente bastione di roccia che si leva, con vertiginose pareti quasi interamente a picco, per 168 metri sul mare. Di particolare interesse è l'avifauna della zona: vi si contano una colonia di sette coppie di falchi pellegrini, probabilmente la più numerosa d'Italia, e, presso Punta Cristallo, le cui pareti calcaree raggiungono i 326 metri d'altezza, una di cinque coppie di grifoni, oggi a rischio di estinzione per scarsità di cibo. Ai piedi di Capo Caccia, sul versante occidentale, si apre la Grotta di Nettuno, probabilmente la più bella e famosa delle grotte sarde che ha uno sviluppo di 1.700 metri. Vi si può accedere dal mare - l'imboccatura è posta a un metro dall'acqua - oppure dall'alto di Capo Caccia, discendendo una vertiginosa scala artificiale composta da 654 gradini. L'ingresso, quasi pianeggiante e coperto di vegetazione, è alto otto metri e largo venti. Da qui si accede a un vasto lago salato, in comunicazione sotterranea col mare, lungo 120 metri. Tutta la grande cavità aperta da millenni nella roccia è una successione di immensi saloni nei quali si levano, come a sostegno della volta, poderose colonne di calcare, di misteriosi cunicoli, di elaborate concrezioni formatesi nei secoli. Sulla parete orientale di Capo Caccia, a un'altezza di 75 metri sul livello del mare, si apre un'altra cavità naturale, la Grotta Verde, nella quale si levano concrezioni calcaree alte fino a 12 metri. Internamente un laghetto d'acqua salmastra ricopre ambienti nei quali sono stati trovati i segni della presenza umana fra cinque e seimila anni fa. Vi sono stati ricuperati vasi d'argilla giallo-rosa decorati con piccoli volti umani, che hanno dato il nome a una "Cultura della Grotta Verde", che sembra risalire alla fine del Neolitico antico. Ai piedi di Capo Caccia, a un'altezza di quattro metri dal mare, vi è la Grotta dei Ricami, i cui due ingressi si affacciano sul mare. A breve distanza da Capo Caccia, a ovest dell'alto baluardo di roccia, vi è risola Foradada, suggestivo blocco calcareo nel quale l'azione del mare ha prodotto una cavità che lo attraversa da parte a parte. Tutto il territorio di Alghero vide insediamenti umani fin da età antichissime. Lungo la strada che da Porto Conte conduce a Capo Caccia si trova il complesso nuragico di Sant'Imbenia , che comprende un nuraghe e un villaggio "a isolati", con vani spesso raccordati intorno a una torre centrale. Vi sono state trovate ceramiche fenicie e greche dell'VIII secolo a.C., che hanno indotto ad ipotizzare l'esistenza di un emporion misto fenicio-nuragico.
A breve distanza dal complesso nuragico è in corso di scavo una villa romana d'età imperiale, che conserva strutture termali e ambienti dipinti. Più all'interno, lungo la strada che collega Alghero con Porto Torres, vi è Anghelu Ruju, la più grande necropoli a domus de janas della Sardegna; dovette essere luogo di sepoltura di marinai-metallurgici e di agricoltori; vi sono comprese trentasei tombe e, per identificarle, è esposta una pianta scolpita su una lastra di marmo. La necropoli risale al periodo detto della "Cultura di Ozieri" (3500-2700 a.C.), ma fu poi riutilizzata in epoche preistoriche successive. Un'altra necropoli si trova alla base del Monte san Pietro, dal quale prende il nome. Di grande interesse la tomba I, nella quale furono trovati numerosi vasi tetrapodi, ora custoditi nel Museo Sanna di Sassari. Sulla sommità della collina è posta la tomba IV, che in età altomedioevale fu riutilizzata come chiesa paleocristiana.
Di grande interesse i riti tradizionali, alcuni dei quali rivelano l'impronta della cultura catalana ancora viva ad Alghero dove trova raffinate espressioni letterarie. Particolarmente significativi i riti della Settimana Santa. Sacre rappresentazioni e canti si svolgono nella musicale lingua catalana, a cura della Confraternita della Misericordia. Il momento più intenso, la sera del Venerdì Santo, è il De-sclavament (la Deposizione): il simulacro del Cristo viene deposto dalla croce e adagiato su una lettiga funebre che viene portata in processione attraverso il centro storico illuminato dalle fiaccole dei fedeli. All'impronta catalana associa quella sarda la Festa della Madonna di Valverde, che si svolge nel santuario omonimo , a sette chilometri dalla città (costruito alla fine del Trecento, fu ricostruito nel 1635; vi si venera una piccola statua della Madonna in argilla scura), e attira una folla di fedeli provenienti da varie parti della Sardegna; la festa ha inizio la prima domenica dopo Pasqua, ma il pellegrinaggio dei fedeli continua per tutto il mese di maggio.
Alla Madonna della Mercede è dedicata la processione a mare che si svolge il 24 settembre. Meritano d'essere ricordate le molte manifestazioni di varia natura, e di origine recente, delle quali Alghero è sede:
dai fuochi pirotecnici di Ferragosto, alla Sagra del Bogamarì (riccio dì mare), dalla Rassegna internazionale di canto corale, alla gara automobilistica di velocità in salita Alghero-Scala Piccada. Il visitatore non trascurerà, infine, di dedicare attenzione ai molti laboratori artigiani nei quali con grande maestria e gusto spesso raffinato viene lavorato il corallo.