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Comune di Codrongianus |
Lo chiesa dì San Paolo e uno scorcio del paese sulla sommità dell'altura
II paese, sorto in tempi molto lontani su un'altura segnata da lente ondulazioni e da un profondo canalone, si è adattato alle disuguaglianze del suolo: ha, nel suo centro originario, strade sinuose, stretti vicoli in penombra, vecchie case che conservano integro il loro antico decoro.
La chiesa parrocchiale di San Paolo, che dall'alto di un poggio guarda alla piana e alle valli intorno, fu costruita nel Cinquecento, ma deve a rifacimenti successivi l'eleganza delle sue linee settecentesche.
All'interno custodisce dipinti di qualche pregio, fra i quali una Conversione di san Paolo del pittore fiorentino Baccio Gorini il quale, costretto all'esilio, nella seconda metà del Cinquecento venne in Sardegna e visse per lungo tempo a Codrongianos.
Il paese conobbe, fin dall'età medioevale, le vicende in gran parte comuni a questa parte della Sardegna: il Giudicato di Torres, il dominio dei Doria, degli arborensi, degli aragonesi, per essere infine incorporato nei feudi dei marchesi di Laconi.
Di quei trascorsi inquieti conserva però una testimonianza straordinaria: la grande Basilica della Santissima Trinità di Saccargia, probabilmente il documento più significativo dell'arte romanico-
La chiesa, di bellezza non ordinaria, fu poi donata ai Camaldolesi, che si insediarono nel convento del quale si sono conservati pochi resti.
La basilica, la cui pianta è a croce commissa, è costruita in fasce alterne di calcare bianco e di basalto scuro. Alla prima fase costruttiva appartengono le tre absidi, d'impronta lombarda, il transetto e un tratto della navata, ai quali furono aggiunti successivamente la bellissima facciata a tre ordini, l'alta torre campanaria e il portichetto anteriore, nei capitelli delle cui colonne sono scolpite figure bizzarre.
Nella facciata, tra lesene e colonnine di trachite, appaiono dischi incrostati e rombi inquadrati da arcate cieche, con particolari medaglioni di maiolica.
Non lontano da Saccargia, su un alto costone, sorge il Nuraghe Nieddu, costruito con enormi blocchi di basalto scuro, grezzi alla base e lavorati con cura nella parte superiore. Il nuraghe ha un'unica torre a più piani, con due camere con la volta a tholos. Nella piana, a breve distanza dalla strada Carlo Felice, si trovano le fonti di acqua minerale di San Martino, conosciute già in età romana.
Alla fine dell'Ottocento l'amministrazione vi fece costruire uno stabilimento per lo sfruttamento delle acque, stabilimento che ora dispone di moderni impianti per l'imbottigliamento.