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Comune di Bonorva |
Una sala dei museo civico archeologico
Il paese, il maggiore e probabilmente il più ricco del Meilogu, è posto a mezza costa, su un pendio ripido e in più punti aspro: ha alle spalle il vastissimo altipiano di Campeda e davanti, ai suoi piedi, l'ampia piana di Santa Lucia che si allarga verso oriente. L'abitato, di grande decoro, rivela per chiari segni un solido benessere e un grado elevato di sviluppo civile: qui, prima che in molti altri luoghi della Sardegna pastorale, l'allevamento del bestiame adottò tecniche evolute; qui si sviluppò una borghesia che alle solide basi economiche univa vivaci inclinazioni culturali e una speciale attenzione per la cultura tradizionale. Patria di studiosi della lingua sarda e di poeti dialettali (il maggiore, autore di composizioni alle quali viene riconosciuta grande dignità letteraria, fu Paolo Mossa, assassinato nel 1892 da due banditi, Francesco Derosas e Pietro Angius, assoldati come sicari da suoi misteriosi nemici), Bonorva si ritiene custode legittima della purezza della lingua logudorese. Qui è ancora attiva l'industria casearia, il cui primo stabilimento vi fu impiantato fin dalla fine dell'Ottocento. Qualche beneficio deriva al paese anche dallo sfruttamento delle acque minerali delle Fonti di Santa Lucia. Di pregio notevole la chiesa parrocchiale di Santa Maria Bambina, bella costruzione gotico-
la figura del toro, simbolo della fertilità e della vita, è spesso presente nelle domus de janas risalenti all'Età del Rame (3500 -
Nel 1999 è stato allestito, nei locali dell'ex convento francescano, il Museo civico archeologico, nel quale, col supporto di reperti di grande valore scientifico e di pannelli didascalici, vengono ricostruite, secondo un itinerario a ritroso nel tempo, la storia e la preistoria del territorio, dall'età moderna a quelle più remote.
La casa del poeta Paolo Mossa