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Comune di Bulzi |
Un’immagine dell’abitato
II paesino, di vocazione agricola, è posto in una regione segnata dalle lente ondulazioni di colline d'altezza modesta. Il territorio, non molto vasto, conserva le testimonianze d'insediamenti d'età prenuragica e nuragica, in particolare alcune domus de janas e un menhir in una località chiamata Pedru Longu.
Di molto maggior rilievo i documenti risalenti all'età medioevale.
A breve distanza dal paese, infatti, sorse un convento, oggi diroccato, dei monaci benedettini di Montecassino.
È a loro che si deve la costruzione, che risale agli anni intorno al 1120, della Chiesa di San Pietro delle Immagini, esempio altamente significativo dell'architettura sarda di quel periodo.
La chiesa subì in seguito un ampliamento che riguardava il transetto e l'abside, e nel quale affioravano evidenti influenze pisane, La facciata a tre ordini è composta di fasce alternate di calcare bianco e di trachite bruna.
Nella lunetta del portale appare un bassorilievo, di fattura non raffinata ma fortemente espressivo, che rappresenta un abate in preghiera e due monaci barbuti: sono queste le "immagini" che hanno dato il nome alla chiesa.
Nella chiesa parrocchiale di Bulzi, San Sebastiano, è stato da tempo trasferito il gruppo ligneo della Deposizione, o del Crocifisso, che risale alla seconda metà del Duecento ed è il solo esempio d'intaglio romanico esistente in Sardegna; è composto da cinque statue policrome in legno di ontano: il Cristo Crocifisso, la Madonna, San Giuseppe di Arimatea e San Giovanni Evangelista. Nel 1749 venne collocato all'interno di un retablo che, scolpito dal sassarese Francesco Carta, era stato posto sull'altare maggiore di San Pietro delle Immagini.
Nel territorio di Bulzi, come in altri luoghi dell'Anglona (a Perfugas, Laerru, Martis), si trovano ancora i resti d'una Foresta pietrificata. La loro origine risale a circa quindici milioni d'anni fa, quando le foreste cresciute su terreni silicei in una fase di emersione del territorio sardo, furono abbattute da eventi sismici, e, sommerse dal lago che allora invadeva parte dell'attuale Anglona, subirono un processo di fossilizzazione.
Una raccolta di tronchi pietrificati è custodita presso il Comune.