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Comune di Olbia |
La chiesa romanica di San Simplicio
Olbia sembra essere posseduta da una forza espansiva che la spinge a una crescita senza pause né limiti.
In cinquant'anni il numero dei suoi abitanti si è poco meno che triplicato: nel 1951 non erano più di 15.000.
Sorta all'estremo limite occidentale di una lunga propaggine del golfo al quale ha dato il nome, la città è andata dilagando tutt'intorno, fino ad invadere una vasta estensione della pianura chiusa da una corona di alti colli granitici.
Alla felicità della sua posizione e alla relativa vicinanza alle coste della penisola, Olbia dovette quel che di buono e di meno buono ebbe dalla storia.
Fondata dai cartaginesi fra il V e il IV secolo a.C., divenne città opulenta e sede di traffici intensi dopo la conquista romana del 238 a.C., che diede l'avvio alla colonizzazione del territorio.
Segui un lungo periodo di decadenza che si concluse intorno all'anno Mille, quando (il suo antico nome si era mutato in Civita) divenne capitale del Giudicato di Gallura.
L'età prospera ebbe fine con la dominazione spagnola: gli aragonesi avevano scarso interesse per gli approdi orientali dell'isola, ed alla condizione di marginalità si aggiunsero l'insidia delle incursioni piratesche, l'e-
La ripresa, avviata sotto il governo sabaudo, fu lenta: ancora nel 1846 il borgo (che aveva di nuovo cambiato nome: ora si chiamava Terranova Pausania) non aveva più di 1122 abitanti.
Dal 1839 erano stati ripresi i collegamenti navali fra il porto gallurese e quelli della penisola.
Ma nel 1882 l'approdo fu trasferito a Golfo Aranci, dove già era giunta la linea ferroviaria.
Ne seguì una lunga lotta che si concluse soltanto nel 1919 col ritorno delle navi nel porto di Terranova.
La città (che per decreto del governo fascista riprese nel 1939 l'antico nome di Olbia) andò per gradi riacquistando la vitalità perduta.
La nuova fase di crescita tumultuosa, che ha fatto di Olbia una realtà urbana dilagante e in larga misura disordinata, è stata determinata dalla rapida espansione del turismo e delle attività economiche che al turismo sono in qualche modo legate.
Questo non avviene senza motivo. Il vastissimo territorio di Olbia, infatti, abbraccia un lungo tratto di costa fra i più
Ai due lati della città spiagge di bellezza non ordinaria (quelle di Porto Istana, della Costa Dorata, delle Saline, di Pittulongu, di Rena Bianca, di Punta Volpe e molte altre ancora) si alternano alle alte scogliere, ai promontori, alle rocce granitiche scolpite dal mare e dal vento in forme bizzarre.
Ma il dominio di Olbia offre anche altre attrattive e altri motivi d'interesse.
Di grande rilievo la Reggia nuragica di Cabu Abbas, che si leva su un colle pochi chilometri a nord della città.
È un nuraghe monotorre, in parte crollato, al centro della cui camera principale è scavato un pozzo, difeso da una muraglia circolare alta fino a 5 metri, forse costruita in età prenuragica.
A poche centinaia di metri si trova la Tomba di giganti di Monte de S'Abe, anch'essa di età nuragica; se ne sono conservati il corridoio insolitamente lungo (poco meno di 30 metri), l'emiciclo destinato ai riti delimitato da pietre infisse nel terreno e un bancone-
Altre rovine di grande interesse si trovano nel giardino della Villa Tamponi.
Al limite settentrionale della città, in una zona chiamata Sa Rughittola, vi sono i resti dell'acquedotto romano che faceva giungere nel centro urbano, coprendo una distanza di oltre 3 chilometri, l'acqua delle sorgenti di Cabu Abbas; le condutture erano sotterranee per un tratto, poi erano sostenute da una serie di arcate che ne manteneva la pendenza necessaria.
L'originaria struttura in granito fu in seguito alleggerita con inserimenti in cotto e laterizio.
La bella chiesa è al centro della "Festa Manna", la più importante della città, che si svolge dal 15 al 17 maggio.
I resti dell'acquedotto romano