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Comune di Tempio Pausania |
Cittadina non molto grande posta sul suolo disuguale di un altipiano (a sud, di là da una valle profonda, le alte vette del Limbara, a nord le creste rocciose dei Monti di Aggius, ai piedi buona parte della Gallura), Tempio rivela la sua vocazione ad essere capitale, o comunque ad esercitare un primato e ad essere sede di potere. Vocazione motivata, poiché fino al 1921, quando perse la prima delle sue innumerevoli frazioni le più delle quali remote, Arzachena, era al centro di uno sterminato territorio (90.670 ettari: di gran lunga il più vasto della Sardegna) che si spingeva fino al mare di Aglientu e di Palau a nord e ad est di Porto San Paolo, non lontano dal confine della provincia di Nuoro. Di quel dominio oggi le resta meno di un quarto. Gli stessi romani, quando ebbero in loro possesso la Sardegna, le dovettero riconoscere un ruolo preminente, poiché in quest'area, fino a quel tempo popolata da comunità nuragiche, e quasi nello stesso luogo nel quale sorge la Tempio attuale, fondarono un centro di qualche importanza che chiamarono Gemellae, ruolo che le fu confermato in età giudicale, quando col nome di Gemini, che aveva lo stesso significato, divenne capoluogo di una curatoria del Giudicato di Gallura, sebbene altri centri (Aggius, Bortigiadas, Calangianus, lo stesso Nuchis, oggi minuscola frazione) fossero più popolosi e floridi. Sopraggiunsero poi tempi grami, ma non per Tempio: a partire dal Trecento peste, aria poco salubre e incursioni barbaresche costrinsero gli abitanti dei villaggi prossimi alla costa a cercare rifugio nei centri montani. A scegliere Tempio furono in molti, ed ebbero motivo di compiacersi della loro scelta, poiché neppure la grande peste degli anni fra il 1651 e il 1654 si spinse fin qui. Avvenne così che quella che si avviava a diventare una vera città, sia pure non grande, continuò a crescere al punto che già a metà del Settecento raccoglieva quasi il 50% degli abitanti dell'intera Gallura. I tempi che seguirono consolidarono per gradi la sua dignità urbana: fu sede di diocesi, del tribunale, centro di commerci, per qualche tempo capoluogo di provincia.
Nasce da questi trascorsi il grande decoro che Tempio conserva nel suo nucleo storico, che ha strade ben lastricate sulle quali si affacciano palazzotti settecenteschi la raffinata semplicità dette cui linee architettoniche è accentuata dal granito a vista delle facciate, alle quali un tempo aggiungevano grazia belle balconate in legno, che per ordine regio furono abbattute nel 1829, in occasione della visita del re Carlo Alberto; si temette infatti che la gente vi si accalcasse per vedere passare il sovrano, compromettendone la stabilità e mettendo in pericolo il corteo reale.
Altamente suggestiva la Cattedrale di San Pietro (ricostruita nell'Ottocento su un originario impianto del tardo Quattrocento) che sorge in una bella piazza circondata da palazzi di linea severa; vi si conservano due imponenti altari lignei del Settecento. Sulla stessa piazza si affaccia la Chiesa del Rosario, costruita nel Quattrocento in granito a vista, la cui armoniosa facciata rivela influenze stilistiche diverse. Strutturalmente connessa alla cattedrale è la Chiesa di Santa Croce (vedi foto a lato) recentemente sottoposta a restauro. Di grande effetto scenografico la piazza Gallura, sulla quale si affaccia il Palazzo Comunale, che in passato fu sede dell'Episcopio, bell'edificio ottocentesco non privo di solennità. Di notevole interesse, a breve distanza dal centro storico, sono il Convento e la Chiesa di San Francesco; il primo fu fondato dai Frati minori nel 1543; la chiesa, nella quale si trova un pregevole altare ligneo, gli fu annessa nel Seicento. Il convento fu per alcuni decenni sede dell'Ospedale Civile. Particolare attenzione merita la Stazione ferroviaria di Tempio, non soltanto perché l'edificio è un esempio del Liberty industriale del primo Novecento, ma perché nell'atrio si trovano, poste a incorniciare Le porte, diverse tele di Giuseppe Biasi (1885-
La fonte è situata all'interno di un bosco attrezzato con panchine e tavoli di pietra. Sono molti nei dintorni immediati, e in tutto il vasto territorio di Tempio, i luoghi notevoli per la bellezza o per i motivi d'interesse che offrono. Singolare, anche in una zona ricca di alti rilievi montuosi e di rocce dalle forme bizzarre, è il Monte Pulchiana quale cresce un secolare albero di alaterno. Numerosi anche i monumenti d'età nuragica, fra i quali hanno particolare importanza il Nuraghe Izzana al confine con il comune di Aggius, che segna il passaggio dal nuraghe a corridoio a quello a falsa volta (tholos). Entrambi i caratteri architettonici sono presenti nel Nuraghe Majori che sorge alle porte di Tempio, presso la strada per Palau. Di notevole interesse anche alcune chiese che sorgono nei dintorni della città. Di linee semplici, con un campanile a vela al sommo della facciata, è la chiesa campestre della Madonna Assunta (o di Mezaustu), che ha un piccolo porticato sul lato destro. Da un grande giardino è circondata la Chiesa dello Spirito Santo, sede detta parrocchia di Nuchis, frazione di Tempio che fu Comune autonomo fino al 1938, costruita in forme settecentesche su strutture originarie probabilmente tardo -
Monumenti
Nuraghe Izzana
Situato in comune di Tempio proprio al confine con quello di Aggius, è considerato il più grande nuraghe della Gallura e certamente anche uno dei più importanti, rappresentando un notevole esempio di passaggio dai principi architettonici dei nuraghi a corridoio a quelli dei nuraghi a tholos (falsa volta). Dotato di tre ingressi, ha uno schema planimetrico triangolare. La camera centrale ha copertura a tholos. Facilmente accessibile, è inserito in un paesaggio di incomparabile bellezza, tra rocce granitiche, fitte macchie di corbezzolo, cisto, lentisco e boschi di sughere.
Nuraghe Majori
Il nuraghe Majori si trova fuori dalla nota cittadina gallurese di Tempio, lungo la strada statale n. 133 che collega questo centro a Palau. Sorge all'interno di un contesto naturalistico di estremo interesse, tra fitti boschi di sughere e in posizione elevata, su di un roccione granitico. L'edificio è conservato egregiamente, e sviluppa una pianta irregolarmente circolare, con leggero allungamento a nord-
Il corridoio termina in un cortile semicircolare con apertura architravata, sormontata da una piccola finestra di scarico e provvista di soglia. Una feritoia si apre nella cortina muraria del cortile. Tra il corpo meridionale della torre e la cortina è inserita una scala che porta al piano superiore. Un intervento di consolidamento ed un saggio di scavo archeologico, datati entrambi al 1986, hanno permesso di datare e conoscere la vita del nuraghe. I reperti rinvenuti in quella occasione, oltre agli studi successivi, gettano luce su questa fabbrica che è stata utilizzata in tre fasi distinte: frammenti di tazze carenate, olle, tegami sono infatti indizi di una frequentazione del nuraghe ai tempi del Bronzo (1600-