Posto alle pendici meridionali del Monte Limbara, al limite dalla pianura verso la quale digrada, il paese si affaccia su una vasta distesa ondulata, percorsa dal Rio Mannu e dai suoi affluenti, che a sud-est si spinge fino alle estreme propaggini dei Monti di Ala. Poco lontano, a ovest, il cono del Monte Acuto dalla cui vetta i ruderi del castello che appartenne ad Adelasia di Torres si levano sul ramo orientale del Coghinas. Tutt'intorno le grandi estensioni di pascoli e i bei vigneti ai quali Berchidda deve in larga misura il suo sicuro benessere. Qui le attività tradizionali, che in molti altri luoghi vengono per gradi abbandonate, si sono andate evolvendo verso forme più aggiornate e produttive. Gli allevatori di bestiame si affidano, piuttosto che all'aumento del numero dei capi, al miglioramento genetico delle razze, ottenuto con sapienti incroci, e a tecniche di allevamento più razionali di quelle del passato: ne derivano risultati altamente apprezzabili sotto il profilo economico. Ne fa testimonianza la Mostra Mercato presso la quale ogni anno, nel mese di maggio, si svolge una interessante rassegna del bestiame ovino alla quale partecipa un gran numero di allevatori e d'imprenditori di diverse parti della Sardegna. E i vigneti sono quelli che producono, fra l'altro, un Vermentino fra i più apprezzati dell'isola, lavorato con tecniche evolute nella locale cantina.
Il benessere che ne deriva si riflette sull'aspetto generale dell'abitato che rivela una cura attenta: case dagli intonaci nitidi, strade prevalentemente diritte che sembrano intersecarsi secondo un ordinato disegno geometrico, una bella piazza sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Sebastiano (di costruzione relativamente recente, ha accanto l'Oratorio del Rosario dalle belle linee settecentesche). Al sommo del paese un Belvedere (la passeggiata di Sant'Alvaru) dal quale si domina la grande vallata. Il territorio dalle terre distese della piana giunge ad abbracciare per una notevole estensione le rocce aspre e i boschi del Limbara. Vi è abbondanza di fonti (quelle di Eritti, di Su Eritteddu, di Su Pisciale), vi sono, anche a quota già alta, belle valli (Carracana, La Dispensa), e vi è la grande foresta demaniale del Limbara: una scoscesa estensione di rocce, boschi di leccio e macchia (oltre 3.000 ettari) che si spinge verso le cime della montagna fino a 1300 metri d'altezza.
In tutta quest'area si conservano le tracce di un passato lunghissimo, poiché questi luoghi conobbero insediamenti umani già in età prenu-ragica e nuragica. Furono eretti in età prenuragica i Dolmen di Abialzos che sorgono presso le chiesette campestri di Santa Caterina e di Sant'Andrea. Presso la prima vi è un dolmen semplice, con lastra pentagonale; in prossimità della seconda chiesetta vi è invece una più vasta area archeologica composta da un dolmen, da menhir e da tafani. Alle pendici del Monte Acuto, in una zona ricca di sorgenti, si trova un dolmen [22], il più grande di tutta quest'area, nel quale le lastre di pietra poggiano direttamente sulle rocce. Nelle vicinanze della cniesetta diroccata di San Salvatore di Nulva-ra, infine, vi è una serie di domus de janas, una delle quali ha un corridoio a struttura dolmenica. Queste antichissime sepolture sono in un terreno privato e il proprietario le utilizza come deposito, ma sono visitabili. Anche il paese offre motivi di interesse. Al sommo dell'abitato è stato inaugurato lo scorso anno, benché fosse sorto già da alcuni anni, il Museo del vino, allestito in un edificio dall'architettura modernissima ed esemplarmente lineare. Vi è custodita una ricca collezione di prodotti vinicoli di tutta la Sardegna, oltre a un gran numero di strumenti antichi e moderni che testimoniano dell'evoluzione delle tecniche di vinificazione. È in questo bell'edificio, o più spesso nella piazza principale del paese, che ogni anno, nel periodo di Ferragosto, si svolge una straordinaria rassegna di musica jazz, cui è stato dato il nome di "Time in jazz" [37]. A promuovere questo festival internazionale, giunto nel 1999 alla sua dodicesima edizione, e a volere che ne fosse sede Berchid-da, è stato Paolo Fresu, trombettista di fama internazionale, che ha voluto portare nel suo paese natale una manifestazione musicale di alto livello. Il prestigio di Paolo Fresu assicura a "Time in jazz" la presenza dei musicisti più noti d'ogni parte del mondo. Negli ultimi anni ai concerti serali in piazza si sono aggiunte altre iniziative: mostre, dibattiti, presentazioni di libri e vivaci incontri mattutini nelle chiese campestri.
Un'immagine della rassegna "Time in jazz